“Usare Dio per giustificare il male è la peggiore bestemmia”

La persona religiosa sa che una delle più grandi bestemmie è chiamare Dio come garante dei propri peccati e crimini, di chiamarlo a giustificare l'omicidio, la strage, la riduzione in schiavitù, lo sfruttamento in ogni sua forma, l'oppressione e la persecuzione di persone e di intere popolazioni”. E' quanto afferma Papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti alla Conferenza Tackling violence committed in the name of religion. E aggiunge: “La violenza propagandata e attuata in nome della religione non può che attirare discredito verso la religione stessa; come tale, dovrebbe essere condannata da tutti e, con speciale convinzione, dall'uomo autenticamente religioso, il quale sa che Dio è soltanto bontà, amore, compassione, e che in Lui non può esserci spazio per l'odio, il rancore e la vendetta”.

La violenza nega la religione

Nel suo discorso, il Pontefice ribadisce quanto già affermato nel suo intervento alla Conferenza Internazionale per la Pace all'università sunnita di  Al-Azhar: “Dio, amante della vita, non cessa di amare l’uomo e per questo lo esorta a contrastare la via della violenza. Ad attuare questo imperativo sono chiamate, anzitutto e oggi in particolare, le religioni, perché, mentre ci troviamo nell’urgente bisogno dell’Assoluto, è imprescindibile escludere qualsiasi assolutizzazione che giustifichi forme di violenza”. E con fermezza ribadisce: “La violenza è la negazione di ogni autentica religiosità. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio”.

In Dio non c'è spazio per l'odio

“La violenza propagandata e attuata in nome della religione non può che attirare discredito verso la religione stessa – fa notare Bergoglio -, e come tale, dovrebbe essere condannata da tutti e, con speciale convinzione, dall’uomo autenticamente religioso, il quale sa che Dio è soltanto bontà, amore, compassione, e che in Lui non può esserci spazio per l’odio, il rancore e la vendetta”. Per il Santo Padre, la più grande bestemmia “è chiamare Dio come garante dei propri peccati e crimini, di chiamarlo a giustificare l’omicidio, la strage, la riduzione in schiavitù, lo sfruttamento in ogni sua forma, l’oppressione e la persecuzione di persone e di intere popolazioni”. La persona religiosa, infatti, “sa che Dio è il Santo e che nessuno può pretendere di appellarsi al suo nome per compiere il male”.

Smascherare i tentavidi di manipolare Dio

Da qui l'appello a tutti i leader religioso affinche venga smascherato “qualsiasi tentativo di manipolare Dio per scopi che nulla hanno a che vedere con Lui e la sua gloria. Bisogna mostrare, senza stancarsi – prosegue -, che ogni vita umana ha in sé stessa carattere sacro, merita rispetto, considerazione, compassione, solidarietà, a prescindere dall’etnia, dalla religione, dalla cultura, dall’orientamento ideologico o politico”. E aggiunge: “L’appartenenza a una determinata religione non dà nessuna dignità o diritti supplementari a chi vi aderisce, così come la non appartenenza non ne toglie né diminuisce”. Secondo il Pontefice è quanto mai necessaria una collaborazione tra istituzioni politiche e religiose “per avvertire chiunque venisse tentato da forme perverse di religiosità traviata, che esse nulla hanno a che vedere con la testimonianza di una religione degna di questo nome”. “Questo aiuterà quanti con buona volontà cercano Dio ad incontrarlo veramente, ad incontrare Colui che libera dalla paura, dall’odio e dalla violenza, che desidera servirsi della creatività e delle energie di ciascuno per diffondere il suo disegno d’amore e di pace rivolto a tutti”, conclude.