Francesco in Iraq come sognava San Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla in Iraq, a Ur dei Caldei, dove cominciò il suo cammino Abramo, avrebbe voluto aprire il Grande Giubileo del 2000. Ma le condizioni militari e geopolitiche post-guerra del Golfo non glielo consentirono. “Papa Bergoglio in Iraq è un passo storico per tutto il Mediterraneo”, afferma a Formiche.net Antoine Courban, cristiano ortodosso, docente all’Università dei gesuiti Saint Joseph a Beirut.
“I figli di Abramo, cioè ebrei, cristiani e musulmani, sanno che loro padre non ha fondato una religione. Ha sentito Dio dirgli ‘fai così’ e lui ha agito con ‘fede e fiducia’. Fede e fiducia nell’unico Dio di tutti i figli di Abramo. Questo è il messaggio di Abramo. Quello che va ricordato a tutti i suoi figli”, afferma il professor Courban. “Francesco si reca nella città santa dello sciismo mondiale. La città dove è sepolto l’Imam Ali, al quale gli sciiti sono fedeli da secoli. Il Papa incontra una comunità. Una comunità come fatto di fede”.
Il docente all’Università dei gesuiti Saint Joseph a Beirut richiama l’attenzione sull’incontro tra Papa Francesco e l’ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani. In programma nella città santa degli sciiti, Najaf, il prossimo 6 marzo. Tra le tappe più attese del viaggio papale in Iraq (5-8 marzo). Il professor Courban paragona “il significato di Najaf per gli sciiti con quello di Gerusalemme per la cristianità. Certo anche Roma è importante e per tutti i cristiani. Ma per ogni cristiano Gerusalemme è un’altra cosa”. Da Najaf a Ur, città natale di Abramo. Altra tappa papale dove si terrà un grande incontro interreligioso.
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