“Te Deum laudamos: te Dòminum confitèmur. Te aeternum Patrem, omnis terra veneratur” (“Noi ti lodiamo, Dio ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora”). Questi sono solo i primi versi del Te Deum, un inno di lode e di gloria al Signore che si canta in tutte le chiese la sera del 31 dicembre, vuol essere un ringraziamento da parte dei fedeli, per l’anno che volge al termine.
Sull’origine di questo solenne canto, che viene intonato anche nella Cappella Sistina, dai cardinali riuniti in Conclave, dopo l’elezione di un pontefice non ci sono notizie certe. Per dovere di informazione diciamo che c’è chi lo attribuisce a San Cipriano da Cartagine, vissuto tra il 200 e il 258, nato nell’Africa proconsolare, retore dopo la conversione al cristianesimo nel 248. A lui si devono numerosi trattati su diversi argomenti teologici, tra i quali il “De Catholicae Ecclesiae Unitate”, una meditazione appassionata sulla comunione tra i credenti in Gesù Cristo.
Molti studiosi attribuiscono la paternità o la revisione dell’inno a Niceta (335-414) vescovo di Remesiana, facente parte dell’attuale Serbia, venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Una leggenda dell’VIII secolo, sostiene che il Te Deum, fosse stato composto addirittura da S. Ambrogio e S. Agostino, il giorno del battesimo di quest’ultimo avvenuto a Milano nel 386, e per questo motivo fu chiamato anche chiamato “ inno ambrosiano”.
Nel passato, forse già nel lontano 1585, c’era l’usanza del Papa di cantare insieme ai fedeli il Te Deum, usanza che durò fino al 1869 con Pio IX (1846-1870). La tradizione venne ripresa il 31 dicembre del 1978 da San Giovanni Paolo II (1978-2005), a pochi mesi dalla sua elezione, avvenuta il 16 ottobre a Vescovo di Roma. Il papa volle recarsi nella centralissima chiesa del Gesù, per intonare al termine della celebrazione eucaristica, il canto di lode al Signore.
Il Te Deum è stato musicato da diversi autori tra i quali Pierluigi da Palestrina, Haendel, Mozart, Haydin e Verdi. Per gli appassionati di opere liriche, c’è da ricordare che il canto viene intonato nel coro finale del primo atto della “Tosca” di Giacomo Puccini (1858-1924).
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