“Uccisi perché non conoscevano il Corano… Forse è giusto che si cominci a pensare a quella strage in termini di martirio e non come di un comune atto terroristico”. Così Papa Francesco si è rivolto ai familiari della strage di Dacca, avvenuta lo scorso luglio in Bangladesh, costato la vita a 20 persone, tra cui 9 italiani.
In Vaticano Bergoglio ha ricevuto i parenti di Marco Tondat, Christian Rossi, Maria Riboli, Vincenzo D’Allestro, Claudio Cappelli, Simona Monti in un’udienza privata, svoltasi nell’auletta dell’Aula Paolo VI, prima dell’udienza generale in Piazza San Pietro. “Papa Francesco ci ha ringraziati per la testimonianza d’amore che stiamo dando, perché anche per lui siamo stati un esempio – ha riferito al termine dell’incontro Maria Gaudio, moglie di Vincenzo D’Allestro -. Accogliente, premuroso, ha ascoltato le nostre storie e le iniziative di solidarietà che sono nate dopo la morte dei nostri cari”.
A riferire l’incontro è “Clarus”, il sito di informazione della diocesi di Alife-Caiazzo. E’ stato infatti mons. Valentino Di Cerbo, vescovo della stessa diocesi, ad accompagnare dal Papa il gruppo dei familiari delle vittime e presentare al Santo Padre le storie di quei lavoratori, imprenditori e commercianti nel settore del tessile e della moda, “che si sono distinti in Bangladesh per onestà professionale e per la solidarietà più volte manifestata, la stessa che continua attraverso l’impegno caritatevole dei familiari che hanno scelto di proseguire sulla via dell’amore intrapresa da quei brillanti giovani”, ha spiegato il vescovo. E proprio di amore ha parlato Papa Francesco, di come sia facile, dopo aver sperimentato il dramma di una simile morte, passare dalla via dell’amore a quella dell’odio: “Voi avete fatto diversamente – ha sottolineato il Pontefice – scegliendo di percorrere la strada giusta. Uccisi perché non conoscevano il Corano… Forse è giusto che si cominci a pensare a quella strage in termini di martirio e non come di un comune atto terroristico”.
Tra i presenti anche don Luca Monti, che quella sera ha perso la sorella Simona, incinta di 5 mesi. La sua famiglia, residente a Magliano Sabina, in occasione dei funerali ha scelto di devolvere le offerte raccolte quel giorno in chiesa per sostenere, con Aiuto alla Chiesa che Soffre, la costruzione di una chiesa in Bangladesh, nella Diocesi di Khulna. “Un luogo non solo per la preghiera dei pochi cristiani di un povero villaggio – spiega il prete – ma soprattutto uno spazio di accoglienza e formazione, dove quotidianamente bambini e adulti possono stare insieme, parlare di Cristo, parlare di amore”.
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