Sinodo: la famiglia nucleo fondamentale della società

Una maggiore preparazione al matrimonio, l’influenza dei mass-media, e le dimensioni specifiche della famiglia. Sono questi i tre argomenti principali su cui si è dibattuto nella Terza Congregazione generale durante il Sinodo sulla Famiglia. I 184 vescovi riuniti hanno concordato che il matrimonio non deve essere solo valido, ma anche “fruttuoso”, non fermarsi ad esaminare solo quelli che potrebbero essere considerati fallimenti, ma “bisogna trasmettere una visione del matrimonio non solo come un punto di arrivo, ma come un cammino verso una meta più alta, una strada di crescita personale e in coppia, una forza e una fonte di energia”. Secondo i Padri Sinodali il miglior modo di garantire ciò, è quello di accompagnare i futuri sposi e i coniugi durante tutto il loro percorso e per fare questo c’è bisogno di una pastorale familiare “intensa e vigorosa”. Il cammino di preparazione al matrimonio non deve essere un corso fatto solo per obbligo, ma “deve essere lungo, personalizzato ed anche severo, senza timori di veder eventualmente diminuire il numero di nozze celebrate in Chiesa”.

Si è parlato anche delle coppie in difficoltà – i divorziati risposati – e nei loro confronti c’è stata un apertura: “La Chiesa deve presentare non un giudizio, ma una verità, con uno sguardo di comprensione. Le famiglie sofferenti non cercano soluzioni pastorali rapide, non vogliono essere una mera cifra statistica, ma sentono il bisogno di essere ispirate, di sentirsi accolte ed amate. Quanto all’accostamento all’Eucarestia da parte dei divorziati risposati, è stato ribadito che tale sacramento non è il sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono in cammino”.

Durante il dibattito si è anche parlato delle dimensioni “specifiche” della famiglia che “è nucleo fondamentale della società”: la sua vocazione alla vita, la sua missionarietà e l’accoglienza dell’altro, inoltre durante la terza Congregazione si è ribadito che “se la Chiesa non ascolta il mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa”. Punto fondamentale da cui partire per cambiare anche il modo di evangelizzare: “il Vangelo non va spiegato, ma va mostrato e soprattutto vanno coinvolti i fedeli laici nell’annuncio della Buona Novella. L’evangelizzazione non deve essere una teoria spersonalizzata, ma deve far sì che le famiglie stesse diano testimonianza della bellezza e delle verità evangeliche”.