Categories: Chiesa Cattolica

“Se una Congregazione si attacca ai soldi, muore”

Un lungo discorso a braccio, dopo aver messo da parte quello ufficiale. E' quello rivolto da Papa Francesco ai partecipanti al convegno internazionale dal titolo “Consecratio et consecratio per evangelica consilia. Riflessioni, questioni aperte, cammini possibili”, promosso dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in corso a Roma presso la Pontificia Università Antonianum.

Un discorso che il Papa ha fatto ripensando alla sua visita a S. Giovanni Rotondo e alle tre “p” che aveva lì proposto: preghiera, povertà e pazienza. “La preghiera è tornare sempre alla prima chiamata – ha detto Francesco –  Qualsiasi preghiera, forse una preghiera nel bisogno, ma sempre è ritornare a quella Persona che mi ha chiamato. La preghiera di un consacrato, di una consacrata è tornare dal Signore che mi ha invitato a esserGli vicino”. E citando l'esempio di Madre Teresa di Calcutta, ha aggiunto: “Fai come faceva lei, fa’ lo stesso. Cerca il tuo Signore, Colui che ti ha chiamato (…) Non si può vivere la vita consacrata, non si può discernere ciò che sta accadendo senza parlare con il Signore“.

Poi la povertà: “Senza – ha spiegato il Papa – non c’è fecondità nella vita consacrata. Ed è 'muro', ti difende. Ti difende dallo spirito della mondanità”. “Ci sono tre scalini – ha avvertito – per passare dalla consacrazione religiosa alla mondanità religiosa. Sì, anche religiosa; c’è una mondanità religiosa; tanti religiosi e consacrati sono mondani. Tre scalini. Primo: i soldi, cioè la mancanza di povertà. Secondo: la vanità, che va dall’estremo di farsi 'pavone' a piccole cose di vanità. E terzo: la superbia, l’orgoglio. E da lì, tutti i vizi”.

Infine, la pazienza: “Senza pazienza, cioè senza capacità di patire, senza 'entrare in pazienza', una vita consacrata non può sostenersi, sarà a metà. Senza pazienza, per esempio, si capiscono le guerre interne di una congregazione“. E ancora “pazienza davanti alle sofferenze del mondo. Portare sulle spalle i problemi, le sofferenze del mondo”. Per finire con la pazienza necessaria di fronte alla scarsità di vocazioni. Il Papa ha citato il caso di due province maschili di due diverse congregazioni “in un Paese troppo secolarizzato” che hanno iniziato “quel cammino che è pure un cammino mondano, dell’'ars bene moriendi', l’atteggiamento per morire bene”. Vale a dire, hanno scelto di “chiudere l’ammissione al noviziato, e noi che siamo qui invecchiamo fino alla morte. E la congregazione in quel posto è finita. Manca la pazienza e non vengono le vocazioni? Vendiamo e ci attacchiamo ai soldi per qualsiasi cosa possa succedere in futuro. Questo è un segnale, un segnale che si è vicini alla morte: quando una Congregazione incomincia ad attaccarsi ai soldi. Non ha la pazienza e cade nella seconda p, nella mancanza di povertà”. “Hai lasciato la possibilità di essere padre e madre di famiglia, di avere la gioia dei figli, dei nipotini, tutto questo, per finire così? – ha chiesto il Papa – Questa 'ars bene moriendi' è l’eutanasia spirituale di un cuore consacrato che non ce la fa più, non ha il coraggio di seguire il Signore. E non chiama…”.

“State attenti su queste tre p – ha concluso il Papa – la preghiera, la povertà e la pazienza. State attenti. E credo che piaceranno al Signore scelte – mi permetto la parola che non mi piace – scelte radicali in questo senso. Siano personali, siano comunitarie. Ma scommettere su questo”.

Salvatore Caporale

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