“Il difetto di vaccinazione della popolazione implica il grave rischio sanitario di diffusione di pericolose e spesso letali malattie infettive, debellate in passato, proprio grazie all’uso dei vaccini, come, ad esempio, il morbillo, la rosolia e la varicella”. È quanto affermano in una nota congiunta pubblicata ieri, 31 luglio 2017, Pontificia Accademia per la Vita, Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute e Associazione medici cattolici italiani (Amci).
Il documento sottolinea che dal 2013 al 2015 i dati di copertura vaccinale per
morbillo e rosolia sono passati dal 90,4% all’85,3%, percentuali inferiori al 95% raccomandato dall’Oms per eliminare la circolazione del virus.
“Pur a fronte di rarissimi effetti collaterali” – prosegue la nota – il trattamento coi vaccini “è sicuro ed efficace” e “nessuna correlazione sussiste fra somministrazione del vaccino ed insorgenza dell’autismo”.
Le tre istituzioni affrontano poi il delicato tema del nesso tra vaccini e aborto. I vaccini contro rosolia, varicella, poliomielite ed epatite A – sottolinea il documento – “nel passato (…) possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti”.
Il testo fa inoltre un riferimento al documento stilato nel 2005 dalla Pontificia Accademia per la Vita intitolato “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti”. Questa relazione – si precisa – potrebbe essere a breve rivista e aggiornata, “soprattutto in considerazione del fatto che le linee cellulari attualmente utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali e non implicano più quel legame di cooperazione morale indispensabile per una valutazione eticamente negativa del loro utilizzo”.
“D’altro canto – prosegue il documento – non meno urgente risulta l’obbligo morale di garantire la copertura vaccinale necessaria per la sicurezza altrui, soprattutto di quei soggetti deboli e vulnerabili come le donne in gravidanza e i soggetti colpiti da immunodeficienza che non possono direttamente vaccinarsi contro queste patologie”.
Riguardo al possibile impiego di feti abortiti nella preparazione di vaccini, Pontificia Accademia per la Vita, Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute e Amci ricordano che “il ‘male’ in senso morale sta nelle azioni, non nelle cose o nella materia in quanto tali”.
“Le caratteristiche tecniche di produzione dei vaccini più comunemente utilizzati in età infantile – aggiungono le tre istituzioni cattoliche – ci portano ad escludere che vi sia una cooperazione moralmente rilevante tra coloro che oggi utilizzano questi vaccini e la pratica dell’aborto volontario“.
Dunque “riteniamo che si possano applicare tutte le vaccinazioni clinicamente consigliate con coscienza sicura che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione all’aborto volontario”.
L’appello finale è dunque a far vaccinare i bambini. “Pur nell’impegno comune a far sì che ogni vaccino non abbia alcun riferimento per la sua preparazione ad eventuale materiale di origine abortivo – conclude la nota – si ribadisce la responsabilità morale alla vaccinazione per non far correre dei gravi rischi di salute ai bambini e alla popolazione in generale”.
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