Oggi, secondo i sondaggi d’opinione, il 75% dei sudcoreani è favorevole all’abbandono del divieto assoluto di aborto. La Corea del Sud ha un tasso di fertilità di 1,1 nascite per donna, ben al di sotto della media globale di 2,4, come rileva il Rapporto 2020 del Fondo Onu per la popolazione.
Le Chiese cristiane, molto diffuse in Corea, hanno avviato una campagna per opporsi alla modifica delle legge. Il nuovo presidente dei vescovi cattolici afferma che “una Corea migliore si costruisce a partire dal rispetto per la vita e della cultura della vita”. Song Young-chae, professore universitario cristiano sostiene “La scelta pro-aborto va contro i miei valori religiosi. Ma va anche contro i valori coreani, i nostri antenati e la società. I coreani dovrebbero sempre dare un valore supremo alla vita umana. Anche se non è ancora venuta alla luce“.
Secondo la legge vigente, una donna coreana può essere punita fino a un anno di reclusione o una multa fino a un massimo di 2 milioni di won coreani (circa 1.700 dollari) per aver abortito. Mentre un medico o operatore sanitario che esegue la procedura può essere condannato a due anni di prigione, riferisce Fides. Il governo ha presentato la modifica della legge a partire da alcuni dati illustrati dal ministero della Salute. Trenta donne coreane su 1.000 di età compresa tra i 15 e i 44 anni hanno avuto un aborto illegale nel 2005. Posizionando la Corea del Sud tra i primi tre paesi per aborti pro-capite nel mondo. Solo dietro Russia e Vietnam.
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