“No all'eutanasia e ai malati abbandonati”

Ieri nel suo Messaggio in occasione della 28° Giornata Mondiale del Malato, papa Francesco ha ribadito il suo no a eutanasia, suicidio assistito o soppressione vita. E ha esortato a tutelare sempre la vita “dal suo nascere al suo morire“, a garantire a tutti nel mondo le cure mediche, a ricordarsi che “il sostantivo “persona” viene sempre prima dell'aggettivo “malata” e aggiungere al curare il prendersi cura del malato per una guarigione umana integrale. Ricordando che “la vita è sacra e appartiene a Dio” ed è “inviolabile e indisponibile”, il Pontefice si è rivolto in particolare agli operatori sanitari affinché il loro “agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile”.

L'appello della Pontificia accademia per la vita

“I rappresentanti delle tre grandi religioni abramitiche (cristiana, ebraica, islamica) hanno firmato un documento comune, che poi abbiamo consegnato al Papa, dove si sottolinea l’importanza dell’accompagnamento dei malati, sempre, escludendo ogni atto di eutanasia o di suicidio assistito. Ma la stessa World Medical Association, istituto di non credenti, ha stabilito la sua contrarietà sia all’eutanasia che al suicidio assistito”, spiega a Vatican News l'arcivescovo Vincenzo Paglia presidente della Pontificia Accademia per la Vita. “Non sempre possiamo guarire, la morte arriverà, ma sempre possiamo curare – osserva monsignor Paglia – quindi, anche quando non possiamo più fare azioni positive per la guarigione, resta l’azione fondamentale che è quella dell’esserci, dello stare accanto, del non abbandonare mai nessuno, soprattutto coloro che si trovano nelle situazioni più difficili o di maggiore debolezza, ricordando sempre che la buona coscienza del medico si forma per guarire, non per eliminare; per aiutare, non per abbandonare; per sollevare dal dolore”.

Un mantello di amore

Secondo monsignor Paglia “bisogna fuggire la tentazione di una medicina onnipotente, cioè pensare che quando la medicina non può guarire ha fallito o deve ritirarsi: è una posizione tecnica efficientista che si allontana da quella prospettiva umanistica che io credo sia una delle più urgenti dimensioni da ritrovare in una società come quella di oggi. In tutti gli Stati, compresa l’Italia, si promuovono le cure palliative, perché la paura, il terrore che può esserci è quello del dolore, della solitudine. Ma se tutto questo viene sconfitto, credo che a nessuno venga forte il desiderio di accorciare la propria vita. Noi vogliamo accompagnarla e le cure palliative ci dicono che dobbiamo circondare come un mantello di amore la vita di chi è più debole“.

Consulta

Non un anno come tutti gli altri, il 2019, per la Consulta. Anzi, un anno davvero “storico” che ha segnato un precedente “epocale”, aggettivi non  esagerati né abusati se riferiti alla elezione, per la prima volta nella storia d'Italia, di una donna alla presidenza della Corte Costituzionale.  Il clamore mediatico maggiore, evidenzia Adnkronos, si è prodotto con la  pronuncia sul fine vita e in particolare sul suicidio assistito, legata al caso di DjFabo e di Marco Cappato, presidente dell'associazione Coscioni per l'eutanasia. I giudici costituzionali, dopo avere chiesto al Parlamento di legiferare in materia e atteso invano per un anno, ribadiscono in premessa che “l'esigenza di garantire la legalità costituzionale deve prevalere su quella di lasciare spazio alla discrezionalità del legislatore”, riempiendo i “vuoti” lasciati dalle norme.  Nel merito, si conferma la giustezza di prevedere il reato di istigazione e aiuto al suicidio, a tutela del riconosciuto diritto alla vita specie delle persone più deboli e vulnerabili che vanno protette da una scelta estrema e irreparabile com'è quella di togliersi la vita. Ma diverso è il caso di aiuto al suicidio di una persona affetta da patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, perfettamente in grado di prendere quella decisione liberamente e consapevolmente, purché con il rispetto delle procedure affidate alle strutture pubbliche; “salvando” anche le procedure “sostanzialmente equivalenti” in precedenza seguite nel caso DjFabo-Cappato