Chiesa Cattolica

Mantovano: “Riscopriamo la grandezza del pontificato e delle opere di Joseph Ratzinger”

Alfredo Mantovano ricorda papa Benedetto XVI. “Grande e umile, intellettuale di valore assoluto”, evidenzia sul Quotidiano di Puglia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Autorità delegata ai Servizi di informazione e sicurezza e al Dipartimento antidroga di Palazzo Chigi. Entrato in magistratura nel 1983, per quattro anni è stato Consigliere alla Corte di Cassazione. Per un quinquennio alla IV sezione penale della Corte di appello di Roma. Dove si è occupato, fra l’altro di misure di prevenzione e di diritto penale europeo e internazionale. Dal febbraio 2015 è presidente della sezione italiana della fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre. Dallaprile 2015, e cioè dalla sua costituzione, è vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino. Ed è direttore responsabile di L-Jus, la rivista on line dello stesso Centro studi. Ha rassegnato le dimissioni da entrambe le associazioni al momento del conferimento dell’attuale incarico di governo.

Mantovano ricorda Ratzinger

“Nell’ottobre 2004 un amico, che era solito organizzare annualmente un confronto pubblico su temi di rilievo etico, ospitò a casa sua, in via della Conciliazione, una colazione preparatoria dell’incontro in programma per quell’anno. Invitando i relatori e un numero ristretto di persone, me incluso – rievoca Mantovano-. Uno dei relatori era il cardinale Joseph Ratzinger. Arrivò indossando una semplice tonaca da prete, dalla cui manica uscivano due centimetri di una ancor più semplice maglia nera. Sollecitato sul suo futuro, l’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede confidò che, superati i 75 – all’epoca ne aveva 77 – aveva presentato al Papa le dimissioni. E auspicava che fossero accolte presto. Desiderava infatti tornare nell’amata Bressanone. Per dedicarsi in modo più intenso a quegli studi che in realtà non aveva mai lasciato“.

Conclave

Prosegue Mantovano: “Sei mesi dopo il Conclave lo proclamava Romano Pontefice, e lui, che pure aveva espresso con sincerità l’aspirazione al riposo operoso, non si sottrasse a prendere sulle spalle quella che sarebbe stata una Croce più che una stola (come conferma il dolore che lo portò nel 2013 alla rinuncia alla Cattedra di Pietro); ha così vissuto il brano evangelico del servitore che, rientrato dal lavoro nei campi, non si ferma, ma cambia la veste e porta a tavola le vivande per il suo Signore”. Joseph Ratzinger. aggiunge Mantovano, “è riconosciuto come il più grande intellettuale vissuto fra la seconda metà del XX e l’inizio del XXI secolo. Non il più grande intellettuale cattolico, ma il più grande intellettuale in assoluto. Al punto da essere cercato come interlocutore da atei o agnostici, affascinati dalla sua logica stringente e profonda. Venivano condotti da lui al limite estremo della ragione, quello oltre il quale le domande sull’uomo hanno risposte che, senza contraddire la ragione, la superano: era lì, sulla linea di confine, ha passato e condotto tanti, con naturalezza e – come ha ricordato Papa Francesco – con gentilezza, dall’uno all’altro”.

Grandezza e semplicità

“Tanti, anche fra i cattolici, che in vita lo hanno osteggiato oggi si mostrano rammaricati per la sua scomparsa: spero che sia l’avvio di una effettiva riscoperta della grandezza del suo pontificato e delle sue opere- evidenzia Alfredo Mantovano-. La sua grandezza è stata pari alla sua umiltà: al momento della benedizione Urbi et Orbi, subito dopo l’elezione, sotto le vesti di Pontefice compariva quella semplice maglia di colore nero. In un’epoca di banalizzazione e di riduzione a slogan, Benedetto XVI ha testimoniato come semplicità e grandezza non siano in antitesi, ma anzi si tengano reciprocamente, perché entrambe riflessi di Dio”.

Giacomo Galeazzi

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