Il momento più emozionante della presa di possesso della diocesi di Fabriano-Matelica, è stata la visita dell’ arcivescovo Francesco Massara all’ospedale cittadino. “Sara mia premura fare il possibile per favorire un cammino di unità funzionale ad un lavoro comune secondo le indicazioni della ‘sinodalità‘ e della ‘missionarietà‘- spiega monsignor Francesco Massara-. Il mio programma sarà di continuare a stare vicino alla nostra gente”.
Monsignor Francesco Massara è canonicamente l’ordinario della Chiesa fabrianese. L’ingresso ufficiale è avvenuto significativamente l’8 settembre, memoria della Madonna del Buon Gesù, Patrona della città della carta. Nella figura dell’arcivescovo Francesco Massara si sommano due missioni: quella della comunità di Camerino-San Severino Marche duramente provata dal terremoto e quella di Fabriano e Matelica alle prese con la crisi occupazionale più grave della sua illustre storia industriale. Il provvedimento pontificio, infatti, non muta l’assetto amministrativo delle due sedi. Le diocesi rimarranno circoscrizioni ecclesiastiche separate ed indipendenti e come tali dovranno essere governate. Tuttavia nulla osta che si prospettino e attuino col tempo percorsi unitari di formazione del clero e del laicato, e anche forme di interscambio tra i due presbiteri nell’esercizio del ministero pastorale.
Nell’omelia il presule ha evidenziato: “L’inizio ufficiale del mio ministero episcopale in mezzo a voi prende avvio con una coincidenza provvidenziale ed impegnativa. Oggi infatti, nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica della Natività di Maria, come chiesa locale celebriamo anche la solennità della Madonna del Buon Gesù, nostra celeste Patrona”.
Prosegue l’arcivescovo nella sua intensa e apprezzata omelia: “La volontà di Dio mi interpella operando, per quanto e come possibile, a realizzare una Chiesa sinodale, in ascolto dello Spirito Santo e dei segni dei tempi. Una Chiesa in uscita, samaritana, libera, fedele al Vangelo. Una Chiesa libera dai compromessi, dalle false sicurezze frutto di retaggi del passato, dalla ritualità senza cuore, dalla religiosità fatta solo di precetti e tradizione”.
Spiega monsignor Massara: “La festa di Maria mi ricorda che sono chiamato a diventare casa di Dio, significa lasciarmi plasmare da questa Parola di salvezza diventando non un vescovo isolato e solitario. Ma pienamente immerso nelle vicende di questa comunità, Pastore e guida capace di condividere con la sua gente non semplicemente una residenza sociale. Ma le gioie e le speranze, le angosce e le consolazioni di chi il Signore ha posto al mio fianco. Nel giorno del “compleanno” di Maria, ci è ricordato che Dio l’ha pensata come donna che dona al mondo il Salvatore. Anche noi siamo chiamati ad ospitare Dio nella nostra vita per regalarlo agli altri“.
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