India, il grido dei Vescovi: “Lo Stato rispetti la libertà religiosa”

Tutela dello stato di diritto e della libertà religiosa è la determinata richiesta di 140 Vescovi di rito latino che hanno concluso oggi l’assemblea annuale a Bangalore. La proposta giunge in seguito ai numerosi attentati alle chiese di Delhi, alle aggressioni contro sacerdoti e laici e alle cerimonie di “riconversione di massa” dal cristianesimo all’induismo, organizzate da gruppi radicali indù.

Il documento, firmato dal Card. Oswald Gracias, rieletto Presidente della Conferenza dei Vescovi indiani di rito latino, denuncia le “sconcertanti dichiarazioni rese da leader civili, che sfidano la libertà di coscienza garantita dalla Costituzione dell’India ai sensi dell’articolo 25”.

Inoltre la preoccupazione dei pastori cresce a motivo del sistema educativo che non favorisce un’integrazione dei cristiani, ma che li riduce a cittadini di seconda classe in una patria dove la stessa comunità cattolica si è messa sempre a servizio delle esigenze sanitarie e sociali.

Per questo nel comunicato viene citato “il diritto di uguaglianza davanti alla legge e le pari opportunità garantite dalla Carta costituzionale, che nega ogni discriminazione”, chiedendo che vengano applicate tutte le garanzie presenti nello Statuto. “I ricorrenti assalti e atti di vandalismo contro obiettivi cristiani in diverse parti del paese e il mancato perseguimento dei colpevoli, hanno peggiorato il clima di impunità”, del quale i politici con il loro silenzio si sono resi corresponsabili. A conclusione il documento dei Vescovi lancia un appello al governo chiedendo di proteggere le minoranze religiose per garantire la pace nel Paese.