IL SEGRETO DI PADRE PIO

Alle 2.30 del 23 settembre 1968 si concludeva l'esistenza terrena di Padre Pio da Pietrelcina, l'umile cappuccino che nel 2002 fu proclamato santo da Giovanni Paolo II. La devozione nei suoi confronti ha dimensioni planetarie ed è diffusa in tutti gli strati sociali. Ne parliamo con mons. Pietro Bongiovanni, 55 anni, parroco di San Salvatore in Lauro, dal 2000 assistente ecclesiastico diocesano e del Lazio dei Gruppi di preghiera di Padre Pio.

Se dovesse spiegare in poche parole chi era Padre Pio, come lo descriverebbe?

“Si autodefiniva come 'un semplice frate che prega'. Da questo però ne traiamo noi altre considerazioni. Padre Pio è stato un segno potente della grazia di Dio nel nostro tempo che parla in modo concreto al cuore della Chiesa, dei sacerdoti e dei fedeli. Parla al cuore della Chiesa perché con la sua vita ha dimostrato che il fulcro di tutto non sono le strategie ma l'essere in Cristo, la centralità del mistero di Cristo nella vita della Chiesa. Parla ai sacerdoti perché vivendo il centro della propria vita in Cristo lì si diviene effettivamente ministri della misericordia; e non scordiamoci che Padre Pio al di là delle stimmate e dei carismi forti che aveva a livello spirituale, ha esercitato semplicemente un ministero molto concreto: la celebrazione della S. Messa e il confessionale. Nella sua vita ha confessato più di un milione e mezzo di persone e ciò significa che si è reso disponibile 24 ore al giorno. Tante volte si cerca di tutto per evitare questo ma il sacerdote diventa efficace nella misura in cui vive la dimensione del suo ministero che è prima di tutto sacramentale. Infine, ha parlato al cuore della gente attraverso la sua testimonianza di uomo di fede, sempre disponibile, e aperto al dono della carità, intesa come un sorriso, una carezza, un dono di profezia, l'intercessione di guarigione ma soprattutto è stato un prete a disposizione della gente, che lo ha percepito e lo ha amato”.

Eppure a volte c'è l'immagine di un Padre Pio burbero…

“Padre Pio è una personalità complessa. Noi quando parliamo dei santi pensiamo alle immaginette, gli occhi girati in su e tutti cherubini e serafini… Ognuno di noi ha il suo carattere, Dio ci prende con le nostre caratteristiche. Però lui era un uomo che si lasciava trasformare dalla grazia. A volte, solo in certi casi, la sua reazione diventava scorbutica e su questo si è generalizzato. Come era dolcissimo diventava anche severo. Ma con chi? Con chi andava lì a prendere in giro il Signore, o per curiosità o per malizia. Questo non poteva accettarlo. Diventava severo per scuotere l'anima. Ma quando una volta un sacerdote gli disse 'Padre, come mai lei è severo e la gente torna, io son severo e la gente non torna più'? gli rispose 'Figlio mio, tu cerca di essere dolce e santo, perché certi doni non sono dati a tutti'. Non incitava tutti a essere scorbutici…”

Perché c'è tanta devozione nei confronti di Padre Pio?

“E' il classico santo del popolo, un santo secondo lo schema classico a cui la gente è attaccata. Ci sono santi di ogni genere, che han fatto mille cose… Padre Pio è amato perché è stato un santo raggiungibile, in vita e in morte. E' un santo che si sente accanto, che si sa che è presente, che alla fine è 'efficace'. La gente ce l'ha nel cuore, più che come figura spiritualmente elevata, come un parente, un amico, un compagno di viaggio. E' una persona che ha tanta gloria in Cielo quanta semplicità e approccio immediato sulla terra. Anche per questo la sua vita nella Chiesa è stata abbastanza complicata”.

Ma non c'è il rischio che si scada nel devozionismo o addirittura nella superstizione?

“Sono 20 anni che seguo questo cammino spirituale ed era una delle mie preoccupazioni iniziali. Va detto che il popolo di Dio è molto maturato. I fedeli sanno che il centro di tutto è Gesù e noi anche su questo insistiamo molto. La centralità è Cristo, la carità, la misericordia e Padre Pio tutti lo percepiscono come una strada aperta che porta al cuore di Gesù, alla portata del semplice”.

Le lotte col diavolo, le stimmate, la bilocazione. Sono tante le manifestazioni del soprannaturale nella vita di Padre Pio. Che senso hanno?

“Il santo di Pietrelcina visse in un contesto storico in cui tutto lo spirituale era entrato in crisi. Siamo negli anni di inizio Novecento, reduci dai grandi movimento di pensiero filosofico che piano piano relegano Dio tra le anticaglie da dimenticare o al limite, se c'è, lo vedono lontano, non in grado di influire nella vita. Il Signore prende un uomo umile di un paese disperso tra i monti, sconosciuto, senza mezzi, senza eloquenza (Padre Pio non ha fatto una predica che si ricordi in 50 anni, era un disastro…) e questo involucro che davanti al mondo è un fallimento, malato, solo, lo scarto degli scarti, senza futuro lo riempie delle sue grazie e lo piazza lì. Lui asseconda la grazia e diventa una calamita per decine di milioni di persone, in vita e ancor di più in morte. E' un segno di contraddizione, ecco perché è amato o odiato”.

E' stato una delle icone del Giubileo straordinario della Misericordia. A distanza di un anno cosa rimane?

“L'arrivo di Padre Pio subito dopo gli attentati di Parigi (non dimentichiamo che questo evento aveva buttato una secchiata d'acqua gelida sul Giubileo, c'era tanta paura di muoversi), fu una cosa sorprendente anche per gli organizzatori, mobilitò masse che durante l'Anno Santo non si sono quasi più viste. Fu un momento di grazia straordinario. Cosa rimane? Intanto un grande ricordo, un grande stimolo per andare avanti e poi tutto si è trasformato nel cammino ordinario, perché nella nostra comunità si è portato avanti il discorso abituale: una chiesa aperta, il santuario non solo della memoria ma soprattutto della misericordia, dove venire, confessarsi, inginocchiarsi davanti al Crocifisso e confidare in Dio che perdona e assiste in tutto il cammino della vita. E' stato un grande momento, che ci ha dato una spinta in avanti. Poi per capire il fenomeno basta venire il 23 di ogni mese quando questo popolo si riunisce in una chiesa scomoda del centro di Roma, dove è difficile arrivare, non c'è parcheggio eppure persone di ogni tipo, anziani, giovani, accorrono numerose. E' una realtà semplice, nascosta ma efficace”.

C'è stato un aumento della pratica religiosa?

“In questa chiesa l'aspetto della confessione è sempre stato molto forte. Poi il Papa ci ha fatto un regalo molto significativo perché le ha concesso il privilegio dell'indulgenza plenaria in varie circostanze. Il sacramento della penitenza durante il Giubileo è stato eccezionalmente ricco, avevamo quattro confessori fissi per un anno, ora rimane un segno molto potente e noi offriamo frequentemente la possibilità di accostarsi alla riconciliazione. E' un segno di continuità con un grande evento che ormai è nella storia ma che per noi è l'oggi”.

Lei non ha conosciuto Padre Pio ma come è diventato il punto di riferimento dei Gruppi di preghiera?

“Ho sempre avuto una grande devozione per lui, fin da bambino, legata a un fatto doloroso della mia famiglia. Avrò avuto 10 anni, andai a cercare una sua figlia spirituale venuta nel mio paese per fare una testimonianza e le chiesi preghiere. L'ho sempre sentito molto vivo nel mio cuore. Poi da sacerdote è sempre stato un riferimento. Da viceparroco a S. Gemma Galgani istituii un gruppo di preghiera che fiorì in modo strepitoso. Pur essendo una chiesa abbastanza grande, a ogni incontro dovevo mettere centinaia di sedie fuori. Venivano da tutta Roma. Il lavoro fu apprezzato, soprattutto a S. Giovanni Rotondo, e venne l'idea di nominarmi assistente diocesano dei gruppi, poi regionale. Siamo passati da una ventina di Gruppi ai quasi 400 attuali, circa 200 a Roma e altrettanti nel resto del Lazio. Una famiglia spirituale estesa. Qui in parrocchia abbiamo un bel gruppo giovani, con quasi un centinaio di ragazzi, una bella promessa che il Signore sta benedicendo con numerose vocazioni alla vita consacrata e sacerdotale”.

La festa si concluderà domani con la celebrazione presieduta dal nuovo vicario del Papa.

“Chiuderemo i festeggiamenti in onore di Padre Pio con la grande Messa alle 18 che faremo in piazza San Salvatore in Lauro. In questa occasione avverrà un rito che si fa in rari casi: apriremo l'urna del mantello del santo per appoggiarlo come segno di benedizione su figli devoti che vorranno partecipare e pregheremo tutti perché il Signore aiuti mons. Angelo De Donatis, nuovo vicario di Roma, nella sua grande, difficile, complessa ma anche meravigliosa opera di essere pastore in mezzo a noi”.