Il Québec pronto a schedare i credenti nelle scuole?

Nella regione francofona del Canada è dallo scorso ottobre che ha preso il potere la Coalition Avenir Québec, un partito nazionalista che si è presentato davanti agli elettori con un'agenda ultra-liberale. 

La legge sulla laicità

Sin dall'insediamento, il premier François Legault non ha nascosto di voler imporre entro un anno la piena “laicità dello Stato”. Cosa intende utilizzando questo concetto? Lo ha spiegato lui stesso in un'intervista a Tva Nouvelles, affermando di voler abrogare la legge sulla neutralità religiosa dello Stato. Il premier ha spiegato che la Coalition Avenir sarà determinata nel percorrere questa strada perché il provvedimento in vigore rappresenterebbe “un problema che si trascina da 10 anni”. 

Cosa comporta?

La proposta di legge della Caq punterebbe a vietare ai funzionari pubblici l'esposizione di simboli religiosi visibili: niente più crocifisso al collo, ma saranno banditi anche velo islamico e turbante sikh. In vista dell'approvazione di questo provvedimento, il governo sta già valutandone l'impatto. Lo sta facendo attraverso un'indagine del Ministero della Pubblica Istruzione che sta cercando di stabilire il numero di insegnanti che attualmente indossano simboli religiosi visibili in aula. Finora sono stati consultati almeno tre consigli scolastici nell'area di Montreal per un sondaggio sulla presenza nei rispettivi istituti di docenti che ne fanno esibizione. 

Le reazioni

La proposta di legge, che il premier ha annunciato di voler far approvare entro l'anno anche facendo ricorso alla clausola di deroga per “forzare la mano” al governo federale canadese, è stata accolta con preoccupazione da diverse associazioni nel Quebec. Tuttavia, Legault ha rivendicato il consenso di cui un simile provvedimento potrebbe beneficiare nella popolazione locale. Diversi organi d'informazione hanno poi criticato il premier, accusandolo di ipocrisia perché, se da una parte chiede il licenziamento per i dipendenti che esibiscono simboli religiosi, dall'altra ha però difeso l'esposizione del crocifisso nelle aule governative in quanto “oggetto importante“.