Il Pontefice a Santa Marta: “L’accidia è un peccato che ci paralizza”

“Oggi il Signore a ognuno di noi dice: ‘Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti'”. E’ quanto affermato da Papa Francesco, durante l’omelia pronunciata a Santa Marta in commento all’episodio evangelico nel quale si narra della guarigione del paralitico da parte di Gesù (cf Gv 5). E il Santo Padre ha fatto un richiamo importante, mettendo in guardia dal pericoloso peccato dell’accidia, lo stesso che attanagliava l’animo dell’infermo, adagiato ai bordi di una piscina nella quale, si diceva, sarebbero guariti i primi a immergersi, dopo la scuotimento delle acque da parte di un angelo. Gesù, vedendolo, gli chiese: “Vuoi guarire?”.

Come l’albero dalle radici secche

“Gesù sempre dice questo a noi: ‘Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita? Vuoi essere pieno dello Spirito Santo?’. Tutti gli altri che erano lì, infermi, ciechi, zoppi, paralitici avrebbero detto: ‘Sì, Signore, sì!’. Ma questo è un uomo strano, e gli rispose: ‘Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita mentre infatti sto per andarvi un altro scende prima di me'”. La risposta dell’infermo, spiega il Santo Padre, è “una lamentela: ‘Ma guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire e io da 38 anni che cerco ma…’. Quest’uomo era come l’albero piantato lungo i corsi d’acqua, di cui parla il primo Salmo (cf Sal 1, 3), ‘ma aveva le radici secche’ e quelle radici non arrivavano all’acqua”.

Malato di accidia

La similitudine, ha spiegato il Pontefice, si riscontra nell’atteggiamento dell’uomo, nelle sue lamentele, nel suo tentativo di attribuire le responsabilità a qualcun’altro. E questo “è un brutto peccato: l’accidia. Quest’uomo era malato non tanto dalla paralisi ma dall’accidia, che è peggio di avere il cuore tiepido. E’ vivere ma perché vivo, e non avere voglia di andare avanti, di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia”. Nelle parole dell’infermo si riscontrano il risentimento, l’amarezza del suo cuore ma anche lo smarrimento della gioia e l’abitudine peccaminosa a quella vita che da 38 anni lo affliggeva: “Ma Gesù non lo rimprovera e gli dice: ‘Alzati, prendi la tua barella e cammina’”.

La gioia della salvezza

L’uomo, però, si dimentica di ringraziarlo: “Si è alzato con quell’accidia che fa vivere perché è gratis l’ossigeno, fa vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me… L’accidia – ha spiegato il Papa – è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare. Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato ci dice: ‘Alzati'”. L’invito del Signore, ha concluso il Santo Padre, è di farci carico della nostra barella, bella o brutta che sia, e ad andare avanti, vivendo la nostra vita, la nostra gioia: “E se noi diciamo al Signore ‘sì, voglio guarire. Sì, Signore, aiutami che voglio alzarmi’, sapremo com’è la gioia della salvezza”.