“L’aumento dell’antisemitismo, dell’islamofobia e del razzismo è la maggiore minaccia che pesa sul futuro dell’Europa”. Ad affermarlo è Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa (CdE), commentando il rapporto annuale della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del CdE (Ecri), pubblicato giovedì scorso. “Tenuto conto dei conflitti in Medio Oriente, degli atti di violenza islamista in Europa e degli incidenti legati agli arrivi di migranti massicci e senza precedenti”, l’Ecri indica come “grandi tendenze del 2014” l’aumento di antisemitismo, islamofobia, xenofobia e incitazione all’odio online. Più che raddoppiate, secondo la Commissione, le aggressioni fisiche a persone o a istituzioni ebraiche in alcuni Paesi europei, mentre aumentano le “tensioni antisemite” nelle “comunità immigrate musulmane, essenzialmente fra i giovani”.
L’islamofobia registrata in molti Paesi, si legge in un comunicato, “neutralizza gli sforzi di integrazione volti a dare vita a società europee aperte”. Secondo il rapporto, inoltre, “lo sviluppo dell‘estremismo e dei movimenti islamisti violenti è stato strumentalizzato da politici populisti per presentare i musulmani come persone che non possono o non vogliono integrarsi, e quindi come minaccia per la sicurezza”. Anche “il discorso pubblico contro l‘immigrazione”, afferma la Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, è stato “sempre più sfruttato dagli schieramenti politici populisti, mentre la guerra civile in Siria, i conflitti, l‘insicurezza e la povertà in altre parti dell‘Asia e Africa, hanno portato ad un significativo aumento del numero di richiedenti asilo e migranti” che “arrivano in Europa senza ricevere aiuto adeguato e devono affrontare l‘ostilità della popolazione della maggior parte dei paesi”.
“La storia europea – ricorda Jagland a monito – dovrebbe insegnare che la combinazione di pregiudizi e instabilità economica è la ricetta giusta per arrivare a un nuovo disastro”. Di qui l’esortazione ai governi a “combattere la discriminazione e favorire la comprensione e il rispetto”, e agli Stati membri a ratificare il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione sulla criminalità informatica del CdE (incriminazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi sul Web), e il Protocollo n. 12 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che vieta la discriminazione in generale.
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