“I pastori devono avere il cuore aperto”

Una folla festante nonostante il cielo grigio ha accolto oggi pomeriggio Papa Francesco nella parrocchia romana del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, dove è giunto, oltre che per celebrare la Messa, per inaugurare la “Casa della gioia“, un centro di accoglienza per persone con disabilità, realizzata nei locali del sottotetto dopo che il parroco, don Maurizio Mirilli, aveva ascoltato una meditazione del cardinale Tagle sulla necessità di “scoperchiare i tetti”. E proprio il parroco con i suoi collaboratori e il porporato filippino, insieme al titolare della chiesa, il cardinale salvadoregno José Gregorio Rosa Chàvez, e al vicario mons. Angelo De Donatis, ha accolto il S. Padre al suo arrivo.

Nell’oratorio il Papa, incontrando la comunità parrocchiale, ha risposto a quattro domande poste da un genitore, da un giovane, da un adolescente e da un bambino. “La prima virtù dei pastori e di tutti i cristiani deve essere di avere, con discrezione, il cuore aperto. Se no ci si sente una parrocchia funzionale, in cui tutto va bene meno il cuore, una parrocchia cardiopatica” ha risposto il Papa a una ragazza, Simona, che gli ha descritto la difficoltà trovata a inserirsi nella comunità parrocchiale, a causa della non buona accoglienza che aveva sperimentato in passato e della cattiva testimonianza di alcuni responsabili parrocchiali. “La musica della tua domanda dovrebbe portare a una risposta che sia una bastonata ai preti e ai vescovi e anche alle suore”, ha risposto scherzando il Pontefice per il quale “la buona testimonianza è l'aria buona“. “L'accoglienza e la coerenza sono quello che dà l'aria di famiglia. Non è facile ma c'è una virtù che tutti debbono avere in una parrocchia: la vicinanza. Lo dicono gli psicologi? No lo dice Dio Padre, che ha voluto che suo Figlio si facesse vicino a noi”. “Non si predica il Vangelo con parole e argomenti. No, con la vicinanza“, ha spiegato il Papa che ha insistito: “questo dovete chiederlo ai pastori, questa è la lingua, il dialetto nel quale si trasmette la fede. Questo fa germogliare negli altri le buone esperienze. Quel sorriso naturale, non un sorriso artificiale che alcuni debbono fare per lavoro. Un sorriso che dice: 'io sono felice che tu sia qui. Questa è casa tua. Chiedetelo sempre ai pastori, Gesù si è fatto vicino, la grande predica è la vicinanza, la condiscendenza. La vicinanza di Dio che si è fatto vicino”.

Un bambino ha invece chiesto preghiere per la mamma che deve subire un intervento: “Dovete fare sempre questo: pregare per i genitori. Sempre, non solo quando avete la speranza che vi facciano un regalo. I genitori hanno bisogno della vostra preghiera. E se hanno una malattia dovete pregare di più. La famiglia si fa così: con la preghiera che fa crescere la famiglia – ha detto il Papa – Mi verrebbe voglia di chiedere ai giovani presenti: 'voi pregate per i vostri genitori?'. Ma il vostro silenzio mi fa pensare che la risposta non sarebbe proprio bella. Allora cominciate da adesso, una preghiera al giorno per chiedere al Signore: custodiscili. La famiglia si fa con la preghiera di uno per gli altri. Andate avanti così, io pregherò per la tua mamma”.

“Un genitore – ha continuato rispondendo a un laico che si è presentato dicendo che la sua famiglia è “irregolare, ma impegnata nelle opere parrocchiali” – una volta mi diceva: quando esco al mattino i bambini dormono, e quando torno la sera pure. E' la cultura schiavista: il lavoro prende tutta la vita. E' importante – ha affermato – che i bambini non crescano da soli. Crescerebbero deboli, senza le vitamine”. “Quando confesso – ha confidato il Papa – chiedo ai genitori, gli domando se gioca con i figli. I valori si trasmettono giocando. Hai tempo di buttarti in terra e fare una cosa con i tuoi figli?. Mi rispondono: 'sono stanco, accendo la televisione'”. Francesco ha ammesso che “giocare con i figli è faticoso, certe volte è una cosa noiosa. Ma impari da loro, anche se ti fanno venire il mal di testa quando sono nell'età dei perché. Bisogna saper perdere tempo con i figli. Quello che non si impara nella famiglia difficilmente si imparerà fuori”.

Nell'incontro, nel salone parrocchiale, con gli anziani e gli ammalati il Papa ha detto: “Un abbraccio ai nonni: il mondo li mette nella lista dello scarto, dove finisce chi non produce. Ma quando c'è la pensione di mezzo allora valgono“. Il S. Padre ha ribadito che spesso sono i nonni che insegnano “il dialetto della famiglia, quella saggezza di vita che impari da bambino, quella fede che ti arriva in dialetto della casa”. “A scuola – ha scherzato – impari tutte cose buone, ma quelle della base si trasmettono in dialetto, cioè in famiglia”. Poi il Papa ha visitato i locali della “Casa della gioia”. Negli spazi adibiti a centro diurno Papa Francesco ha incontrato i responsabili della Caritas, dei progetti “Quartieri solidali” e “Condomini solidali” e del servizio notturno per i senza fissa dimora. Dopo aver benedetto la nuova casa famiglia, il Papa è stato con i sette ragazzi che la abiteranno insieme a due religiose e a una laica. “Alcuni pastori e laici – ha detto – sono noiosi davvero. Hanno una faccia che non sai se è di veglia funebre, gli manca la gioia del Vangelo. Porta gioia sempre. Questo vale non solo per i pastori ma anche per i laici. Tante volte ho trovato più laici con faccia di aceto che preti e suore. Sono quei laici per i quali in parrocchia comincia questo gioco di potere”. Invece “se sono un vero credente questo deve esprimersi nella gioia che è dono di Gesù risorto, venuto per darci la gioia e la sicurezza”. “La gioia è condizione per vivere il Vangelo”, ha spiegato Francesco che in merito ha citato Benedetto XVI e la sua affermazione per la quale “la Chiesa deve crescere non per proselitismo ma per attrazione”. “Se dici – ha esemplificato – non ti crederanno: devi fare le cose con gioia, la Chiesa cresce per attrazione della testimonianza. Non siamo una squadra di calcio che va a cercare aderenti ma un gruppo di persone che fa quello che dice il Vangelo e questo fa scaturire la goia. E la gente dice: 'si voglion bene, non si spellano'. Non si può vivere il Vangelo senza gioia. Se qualcuno ha l'abitudine di fare colazione con l'aceto cambi l'abitudine e prenda il caffelatte: gli farà bene” ha scherzato Papa Francesco. Poi, prima della Messa ha confessato alcuni penitenti.