Categories: Chiesa Cattolica

I cristiani palestinesi rischiano l'estinzione nella terra di Gesù

Ia presenza dei cristiani palestinesi, eredi della prima evangelizzazione, rischia di estinguersi nella terra di Gesù” “Nell’indifferenza sembra consumarsi anche la sofferenza del resto del popolo Palestinese”. E' il commento del vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, nel ricordare uno dei tanti ‘pellegrinaggi di giustizia’ del movimento in Terra Santa, l'ultimo dei quali terminato nei giorni scorsi, sul Sir. I pellegrinaggi di giustizia rappresentano un'alternativa ai soliti pellegrinaggi religiosi, una straordinaria esperienza di condivisione nelle case e nei campi profughi di un “popolo – si legge nel sito dell'associazionemurato vivo e sotto occupazione militare”.

Espropriazioni

“In quei giorni – racconta – veniva restituito alla propria famiglia il corpo di un giovane palestinese morto in prigione sotto interrogatorio, ultimo di tante vittime di un quotidiano stillicidio”. Nel frattempo, “iniziavano le demolizioni di dieci palazzine, costruite a Gerusalemme Est con regolare autorizzazione, in quanto troppo vicine al Muro di separazione che sta avanzando ogni giorno per chiudere la terra palestinese in un recinto militarizzato”. “Il muro avanza, la terra viene progressivamente colonizzata, gli abitanti costretti a lasciare o a restare sottomessi ed espropriati di beni e di diritti”, è la denuncia del presidente di Pax Christi Italia. “Di tutto questo nessuno ne parla più e chi lo fa viene considerato un fastidioso  impertinente  che si ostina a sostenere una causa persa. Pax Christi Italia – conclude il Vescovo Ricchiuti – unisce la sua voce a quella di quanti chiedono ‘pace per Gerusalemme’,  per la nostra Italia, per la nostra Europa e per il mondo intero. Restano i nostri passi e le nostre mani sui sentieri di Isaia, passi di un popolo di pace e mani di artigiani di pace!”. La barriera di separazione israeliana è un sistema di barriere fisiche costruito da Israele in Cisgiordania a partire dalla primavera del 2002 sotto il nome di chiusura di sicurezza (o security fence in inglese). Israele lo considera una barriera contro il terrorismo mentre i palestinesi la chiamano segregazione razziale o muro dell’apartheid. La barriera consiste per tutta la sua lunghezza circa 730 km in una alternanza di muro e reticolato, con porte elettroniche.

 

Milena Castigli

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