Da secoli il Vangelo cammina sulle gambe di chi si assume la responsabilità di annunciarlo. Anche a costo della vita. Dall’alto Medioevo ad oggi l’evangelizzazione non è progredita tanto per il “know how” dei predicatori. Quanto per il loro senso di responsabilità. E ancora oggi, soprattutto laddove i cristiani sono perseguitati o discriminati, il coraggio di farsi carico della missione è il motore della “Chiesa in uscita”.
In un suo importante saggio il professor Salvatore Felici ricostruisce l’etica della responsabilità. Nel discorso della Montagna. Con le sue implicazioni nella costituzione pastorale del Concilio Vaticano II. La “Gaudium et spes“. Di qui l’utilità di mostrare come il concetto di etica e di responsabilità siano strettamente legati e connessi. Partendo dal dato biblico. Quello che si pone quasi come il vademecum del perfetto cristiano. Il Discorso della Montagna. Ossia i capitoli da 5 a 7 del Vangelo di Matteo.
E’ in queste fondamentali righe che si possono ravvisare i rimandi. Ai quali farà riferimento il documento conciliare “Gaudium et Spes”. Incluse le implicazioni etiche da essi derivanti. Implicazioni che successivamente serviranno da indicazioni nel catechismo della Chiesa Cattolica. Nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. E nella “Sollecitudo rei socialis”. L’enciclica del 1987 di San Giovanni Paolo II. Sulla sollecitudine sociale della Chiesa. Finalizzata ad un autentico sviluppo dell’uomo e della società. Per rispettare e promuovere la persona.
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