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“Dal conflitto alla Comunione”: Bergoglio in Svezia all’insegna dell’ecumenismo

“Dal conflitto alla comunione” è il titolo del lungo documento firmato dalla commissione mista luterana e cattolica nel 2013. Ora quello stesso titolo, con l’aggiunta “Insieme nella speranza”, è il motto del 17° viaggio internazionale di Papa Francesco che il 31 ottobre e il 1. novembre si recherà in Svezia. La motivazione ufficiale è commemorare i 500 anni della Riforma di Lutero a Lund, città a 28 chilometri da Malmoe dove venne fondata la Federazione luterana mondiale. Inizialmente il viaggio doveva durare un solo giorno ma le insistenti richieste dei cattolici, che peraltro sono circa 120.000, presenti nel Paese scandinavo hanno spinto Francesco a restare anche per la solennità di Tutti i Santi e celebrare la Messa nello stadio di Malmoe.

Il programma

Il programma ufficiale prevede incontri con il primo ministro, la visita alla famiglia reale, l’incontro ecumenico nell’Arena di Malmoe e, appunto, la Messa del 1. novembre. Nel presentarlo, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, ha spiegato che “è la prima volta nella storia che avviene una commemorazione comune. In passato sono stati usati toni trionfalistici e politici, ora ciò avviene insieme e serve a celebrare anche i 50 anni di dialogo tra luterani e cattolici, i cui colloqui bilaterali sono stati i primi ad essere avviati, nel 1967, dopo il Concilio”. Dal canto suo il segretario generale della Federazione luterana, reverendo Martin Junge, ha sottolineato che “è un segnale ecumenico molto forte” che dice che “è cresciuta la nostra fiducia reciproca. Ci sono ancora molte differenze dottrinali, bisogna rimuovere molti ostacoli ma i tempi per passare dal conflitto alla comunione sono maturi”. Un segnale “visibile” di questo ecumenismo sarà il fatto che il Papa percorrerà il tragitto da Lund a Malmoe in pullmino con il card. Koch, il rev. Junge e il presidente della Federazione luterana Munib Younan.

I preparativi

Un evento che arriva al termine di una lunga preparazione. Nel 1999 ci fu il documento sulla giustificazione, all’epoca di Giovanni Paolo II, e nel 2013 la già citata dichiarazione con Benedetto XVI. Ora in qualche modo Francesco fa un ulteriore passo avanti. Ma non tutti i commenti sono stati entusiasti. E’ stato ricordato al card. Koch che il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha affermato che i cattolici non hanno nulla da festeggiare. “Festeggiare in tedesco ha un significato non del tutto corrispondente all’italiano – ha puntualizzato il porporato svizzero, che proprio insieme al card. Muller guidava la delegazione cattolica che firmò la dichiarazione del 2013 – In quel documento c’erano tre punti fondamentali. Il primo è la gratitudine per quanto abbiamo potuto riscoprire di patrimonio comune. Il terzo è la speranza che questa rinnovata collaborazione porti buoni frutti. Il secondo è che Lutero non voleva creare una nuova Chiesa ma rinnovarla. A quel tempo non era possibile, non c’erano le condizioni e arrivarono la divisione e le orribili guerre che ne seguirono. Sul primo e sul terzo punto si può festeggiare, sul secondo no, occorre fare penitenza”. Quanto alle differenze sul piano teologico, il card. Koch ha detto che “l’ecumenismo ha un fondamento spirituale, è prima di tutto preghiera per l’unità. Poi c’è un ecumenismo culturale, per esempio lo scorso anno prima di Natale c’è stato un concerto del Coro della Sistina e del Patriarcato di Mosca: la musica è un linguaggio universale; c’è un ecumenismo “pratico”, che sta molto a cuore al Papa, la collaborazione per affrontare le sfide di questo mondo. Il dialogo teologico non è invece così facile ma sono stati fatti passi avanti. La giustificazione ha diviso le Chiese ma il documento del 1999 su questa tematica è una pietra miliare”.

Le testimonianze

Alla Malmoe Arena, che può contenere 10.000 persone, il Papa incontrerà anche 30 delegazioni ecumeniche di altre confessioni. Sono poi previste quattro testimonianze (una signora indiana, un sacerdote colombiano, una donna del Burundi e una rifugiata del Sud Sudan) di persone assistite da Caritas Internazionalis e dal World Service, il corrispettivo ente caritativo dei luterani, e parlerà anche il vescovo di Aleppo.

Autore Ospite

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