Avevano eretto un'enorme croce vicino alla spiaggia di Mitilene, a Lesbo. L'iniziativa è costata cara a trentasei persone, trentacinque greci e un albanese, arrestate domenica 3 marzo e rilasciate il giorno successivo in attesa di venire processati in una data ancora da stabilirsi. L'accusa nei loro confronti è di occupazione abusiva di suolo pubblico e disobbedienza, in quanto il luogo in cui è stata innalzata la croce è parte del sito archeologico di Mitilene.
La vicenda ebbe anche una discreta eco internazionale. La grande croce in cemento era stata costruita a inizio settembre su una roccia a picco sul mare sotto il castello di Mitilene. Dopo poco più di un mese, tuttavia, fu abbattuta. Gli autori del blitz non si conoscono, mentre è nitida l'indignazione che il simbolo cristiano aveva provocato nei confronti di alcune ong. In particolare una, chiamata “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo”, secondo Lesvos news, avrebbe manifestato contro la presenza della croce. Ma non era stata l'unica organizzazione a protestare: una delle organizzazioni che accoglie immigrati sull'isola (che attualmente sono oltre 6.500) aveva chiesto al sindaco di rimuoverla perché avrebbe infastidito i musulmani presenti a Lesbo. Tuttavia, c'è stato chi si è opposto all'idea di vedere un simbolo cristiano (presente anche sulla bandiera greca) distrutto proprio in un luogo simbolico, un'ideale porta d'accesso nel Paese da parte di genti di altre culture: così qualche giorno dopo la distruzione, un gruppo di persone aveva rimesso in piedi la croce, poggiandola su delle grosse pietre capaci di reggerla.
Le autorità hanno però provveduto ad avviare un'indagine per individuare gli autori del ripristino del simbolo cristiano fino a trovarli e processarli. “Sembra che abbiamo disturbato molte persone. L'accusa che ci muovono è ridicola. Se abbattono [la croce], la reinnalzeremo. Devono capire che questa è la nostra terra, questa è la nostra religione e questo è il suo simbolo”, ha detto uno degli arrestati, come riferisce Euronews. Il gruppo, che l'ha “rimessa in piedi” nella notte, portava con sé una grande bandiera greca. Sulla vicenda era intervenuto anche il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, rilanciando su Twitter un articolo di In Terris, per evidenziare che “una società che offende le proprie radici è una società SENZA FUTURO”. Il capo del Viminale aveva auspicato che gli abitanti del luogo potessero rimettere in piedi “questa spledida croce a picco sul mare”.
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