Sos della Chiesa nella Sierra Leone. “A mettere in pericolo la coesione nazionale sono divisioni etniche, regionali e politiche”, avverte l’episcopato del martoriato paese africano. La Conferenza episcopale accompagna il lento percorso di rinascita del Paese. Devastato da guerre intestine. 30 anni fa (nel 1991) scoppiava nella Sierra Leone uno spaventoso conflitto civile. Che ha visto consumarsi, per oltre un decennio, alcuni dei crimini peggiori della storia. Migliaia di morti. Violenze ripetute. Mutilazioni. Saccheggi e stragi sono stati per anni all’ordine del giorno. Mentre proliferava il triste fenomeno dei bambini soldato. Un inferno al quale la comunità internazionale non ha reagito in alcun modo.
Oggi, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, ci sono sforzi per superarle. Anche da parte del governo. E dei leader religiosi. L’obiettivo è “giungere a una Sierra Leone che ci rappresenti degnamente nel mondo”, evidenziano i vescovi. E aggiungono: “Avremo sempre differenze tra di noi. Ma devono arricchirci. Una tribù, una regione, arricchisce l’altra”. Come Chiesa, sottolineano i presuli, “abbiamo un mandato maggiore a superare le nostre differenze politiche. Che ci frenano nell’affrontare le grosse sfide che ci attendono. Abbiamo matrimoni misti tra tribù o religioni. Nella Sierra Leone i cristiani sono tra il 15 e il 18%. L’80% è rappresentato da musulmani. E il restante da religioni tradizionali. Seguiamo le stesse squadre sportive. Abbiamo interessi e speranze identici. Non si capisce perché dobbiamo mantenere quelle ideologie che ancora sfociano in violenza”.
La Chiesa ha avuto un ruolo chiave nel consolidare pace e democrazia. Anche durante la guerra. I cristiani sono stati in prima linea. Assieme a leader di altre religioni. Anche attraverso l’Interreligious Council. Nel condurre le fazioni agli accordi di Lomé (1999). E a imboccare un percorso di riabilitazione per gli ex combattenti. In tutte le 4 diocesi della Sierra Leone ci sono commissioni di Giustizia e Pace. Organismi utili per aiutare e monitorare le azioni del governo. A tutti i livelli. “E per rafforzare il processo di riconciliazione“, puntualizza l’arcivescovo di Freetow. Monsignor Edward Tamba Charles è presidente del Consiglio Interreligioso della Sierra Leone.
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