BERGOGLIO SULLA POVERTÀ CRISTIANA: “SE LA FEDE NON ARRIVA ALLE TASCHE NON È GENUINA”

San Paolo organizza una colletta nella Chiesa di Corinto per sostenere i fratelli di Gerusalemme in difficoltà. Partendo da questo episodio presentato nella prima lettura, il Papa affronta il tema della povertà, una parola che “mette sempre in imbarazzo”, duemila anni fa come oggi. Spesso – ha osservato Bergoglio – “si sente dire ‘Ma questo prete, questo vescovo o questa suora parlano troppo di povertà, allora sono un pò comunisti no?’ Se noi togliessimo la povertà dal Vangelo – ha ribadito – non si capirebbe Gesù”.

Così con la solita schiettezza che lo contraddistingue, Francesco spiega che se la fede non “arriva alle tasche” non è poi così genuina. San Paolo, ha proseguito, parlando alla Chiesa di Corinto ricorda: “Siete ricchi in ogni cosa, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato. E come siete ricchi, siate larghi anche in questa opera generosa”in “questa colletta”.

La contrapposizione tra ricchezza e povertà non è quindi una contraddizione, ma uno scambio che rende la Chiesa dinamica. “Gerusalemme è in difficoltà economica ma è ricca, perché ha il tesoro dell’annuncio evangelico. Voi, riprendendo San Paolo e riferendosi ai cristiani di Corinto, eravate ricchi ma poveri senza l’annuncio del Vangelo. Ecco dunque il fondamento della ‘teologia della povertà’: Gesù Cristo da ricco che era si è fatto povero, si è abbassato per noi. E’ questo allora il significato della prima Beatitudine, cioè lasciarsi arricchire dalla povertà di Cristo”.

Il Pontefice ha infine sottolineato come fare opere di beneficenza sia buono, ma non è questo l’essere poveri. Vuol dire principalmente “spogliarsi”, e non solo del superfluo. Non si tratta di un’ideologia, ma del centro del messaggio evangelico: Dio si fa povero per arricchire ciascuno di noi.