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UNA STRADA PER IL PASSAGGIO DEI TIR NELL’ORTO DEL CHIOSTRO MILLENARIO

Mentre in un settore caldo del mondo opere secolari vengono distrutte dalla furia dei miliziani dell’Isis, dalle nostre parti ci pensa la politica e la burocrazia a fare scempio. E così accade che il Comune di Chiaravalle ceda parte di un monastero millenario per fare spazio alla strada che porterà ad un moderno centro commerciale, che sarà costruito proprio accanto all’Abbazia cistercense nel cuore della città.

Nei giorni scorsi – come riportato dal Resto del Carlino – in Comune, sono approdati i carabinieri per acquisire gli atti. La vicenda risale alla gestione dell’ex sindaco Montali (Pd), sfiduciato nell’ottobre 2012; sedici giorni dopo le dimissioni fu dato l’ok al piano particolareggiato del centro storico con cui si apriva la strada al progetto commerciale accanto all’Abbazia.

Il progetto ad oggi è fermo, in seguito alle osservazioni sulle dimensioni del megastore ritenute “eccessive”. Tutto sarebbe partito dall’esposto di un ex consigliere comunale che da tempo chiedeva di fare luce sulla vendita del chiostro millenario dell’Abbazia Santa Maria in Castagnola, considerato vincolato dallo Stato e dunque inalienabile.

Il chiostro del complesso cistercense è proprio adiacente all’area ex Fintecna-Cral dove la Servizi srl, proprietaria dell’area, ha in cantiere di realizzare un megastore (prima 3.000 metri quadrati, poi 2.200, progetto bocciato dalla nuova giunta Costantini in attesa di un nuovo piano). Il Comune, a maggio del 2010 ha ceduto alla parrocchia il diritto di superficie (per 99 anni) su 800 metri quadrati di monastero millenario (venduto quasi 30 anni fa dal Monopolio di Stato al Comune per 400 milioni di lire con il vincolo di destinazione pubblica, «che non può essere mutata» del bene). Proprio negli stessi giorni la Servizi srl acquistò dalla Fintecna l’area da destinare a centro commerciale, progetto concertato anche con gli uffici comunali.

Il valore del chiostro, ristrutturato attorno al Duemila con fondi pubblici, sfiorerebbe i 900mila euro mentre la fascia di terreno acquisita dal Comune, circa 2mila metri quadrati dove oggi ci sono gli orti dell’abbazia, varrebbe un decimo del monumento trasferito alla parrocchia. Una striscia di terra non edificabile e per la quale allora non c’era sulla carta alcuna ipotesi di strade, mancando, almeno formalmente, il progetto del centro commerciale e relativa viabilità.

Ma quegli orti, adiacenti al chiostro, secondo i ben informati andrebbero a trasformarsi in strada a doppia corsia: l’unica in grado di sopportare il passaggio di tir e camion per rifornire il megastore, visto che l’altro accesso: il «ponte coperto» sopra il Torrente Triponzio non può sopportare sollecitazioni di traffico pesante. Una strada di servizio al megastore a meno di tre metri da un monastero millenario. Se ci siano o meno responsabilità penali o civili su una simile decisione stanno indagando gli inquirenti, ma al di là delle responsabilità giudiziarie resta di dubbio gusto l’opportunità di mettere un centro commerciale accanto a un gioiello di architettura medievale. Ma tant’è: l’Italia non ha mai saputo puntare veramente sui suoi tesori artistici.

Mattia Sheridan

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