Un ex 007 inglese: gli interrogatori sotto tortura a volte sono necessari

Non si sono ancora spente le polemiche sulle torture perpetrate ai detenuti di Guantanamo, carcere di massima sicurezza americano per la cui chiusura tanto l’Amministrazione Obama ha detto di mobilitarsi (mai avvenuta in realtà), che ecco, sul fronte britannico, risollevare la questione adducendo come motivazione quella della “sicurezza nazionale” in seguito alle dichiarazioni di Sir John Sawers, ex capo dello spionaggio britannico, Mi6 appunto.

Sir Sawers ha infatti detto che solo grazie alle torture cui furono sottoposti dei soggetti sospettati di terrorismo in Arabia Saudita, fu possibile impedire un attentato nel Regno Unito ad opera di al Qaeda, avente l’obiettivo di abbattere due jet cargo nell’ottobre del 2010. È evidente che di fronte a un risultato apparentemente positivo, perché di fatto furono salvate diverse vite, bisogna tener presente che sin dall’antichità la pratica della tortura ha sempre prodotto dei risultati, quali che fossero.

Infatti qualunque essere umano sottoposto a trattamenti violenti sia dal punto di vista fisico che psicologico, se non particolarmente forte o motivato profondamente, rivela tutto ciò il suo aguzzino voglia sapere, anche l’inesistente. Quindi ci chiediamo quale sia l’elemento che differenzia la barbarie di chi accusiamo da quella dell’accusatore!