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Torture a persone disabili: tre arresti e un divieto di avvicinamento

Quattro misure cautelari – tre in carcere e un divieto di avvicinamento – sono state firmate dal gip del tribunale di Agrigento ed eseguite la scorsa notte dai carabinieri del reparto Operativo della compagnia di Licata (Agrigento). Il merito è relativo a un’inchiesta su torture a disabili che già lo scorso gennaio fece scattare tre fermi mi e poi, ad aprile, l’arresto di due quattordicenni.

I Carabinieri continuando ad indagare hanno estrapolato dagli smartphone nuovi video che hanno fatto emergere un episodio di violenza a carico di un’altra vittima. L’attività investigativa ha permesso inoltre di appurare che c’è stato un caso di intralcio all’amministrazione della giustizia: la ventisettenne – destinataria del divieto di avvicinamento, parente di uno degli arrestati, – ha offerto dai 50 ai 100 euro ad uno dei disabili vittima delle torture affinché ritrattasse quanto dichiarato, in fase di incidente probatorio, al giudice.

Violenze gratuite da arancia meccanica

I nuovi file video acquisiti dai carabinieri di Licata hanno permesso di ricostruire un nuovo episodio di violenza. Era una giornata di pioggia, quando un disabile stava camminando per strada, nei pressi del ponte della ferrovia di Licata. “Si ferma l’auto con due degli arrestati di oggi – ha ricostruito in conferenza stampa il tenente Carmelo Caccetta che guida la sezione Operativa della compagnia di Licata -, dalla vettura scende uno degli indagati, prende per le spalle il disabile e lo porta vicino all’auto. Senza nessun motivo apparente, l’indagato prende la testa del disabile e gliela sbatte tre volte fra la portiera anteriore e quella posteriore della macchina. Poi, sghignazzando, prendono l’auto e se ne vanno”.

Tre le misure in carcere disposte dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento, una è stata firmata a carico di un licatese che era stato già fermato lo scorso gennaio. Adesso gli è stato contestato un nuovo episodio di violenza. Un secondo indagato era già agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ed è stato portato in carcere. “Questa persona, secondo l’attività di indagine – ha spiegato il capitano Francesco Lucarelli che coordina la compagnia di Licata -, mentre era ai domiciliari s’era fatta autorizzare per fare una visita medica. E con quella scusa è andata dalla vittima per minacciarla affinché ritrattasse le dichiarazioni rese davanti al giudice in sede di incidente probatorio”. La terza misura cautelare in carcere è stata eseguita nei confronti di uno degli indagati che era stato denunciato in stato di libertà.

Mariangela Musolino

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