Scoppia la polemica dopo il ritiro dello spot tv della Huggies ordinato dal garante della pubblicità. Il video mostrava due pannolini diversi, anatomicamente studiati e differenziati in modo da agevolare bambini e bambine a espletare i propri bisogni fisiologici. Ed era accompagnato da un messaggio che recitava: “Lei penserà a farsi bella, lui a fare goal. Lei cercherà tenerezza, lui avventure. Lei si farà correre dietro, lui invece ti cercherà. Così piccoli e già così diversi”. Un augurio per un futuro, insomma, che però non è piaciuto a chi fa della teoria del gender il proprio mantra.
Basandosi sull’assurda ideologia che la differenza di genere non sia frutto di fattori biologici ma di imposizioni culturali lo spot è stato considerato “sessista”. Per chiederne la censura è stata presentata una petizione sul sito Change.org, cui hanno aderito anche esponenti del mondo pubblicitario. La mobilitazione è stata così ampia che alla fine l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha emesso nei confronti della Huggies un’ingiunzione di desistenza, per la violazione degli art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – e 11 – Bambini e adolescenti – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La società non ha potuto fare altro che obbedire. Immediata è arrivata la solidarietà da parte del mondo cattolico e dalle persone di buon senso. La Huggies è stata invitata a non mollare e una scia di “like” e commenti di congratulazioni sullo spot ha investito il profilo Facebook aziendale e lo spot, ancora presente su Youtube. Proteste e insulti hanno, invece, raggiunto il Garante e i protagonisti di questa infelice vicenda. Tutto per una pubblicità che raccontava soltanto la verità.
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