Negli anni scorsi abbiamo assistito impotenti alle manifestazioni di protesta da parte degli operai Fiat in varie parti d’Italia, allo scopo di scongiurare licenziamenti e cassa integrazione. La globalizzazione aveva portato le scelte aziendali oltreoceano. Ora si dovrebbero raccogliere i frutti di tali scelte. Invece gli americani non sono stati affatto generosi con le sempre meno “nostre” automobili! Infatti secondo un lancio dell’Associated Press poi ripreso da alcune testate le vetture Fiat si piazzano all’ultimo posto della classficia J.D. power. Su un campione di 100 auto immatricolate nel 2012, si sono evidenziati ben 273 problemi su una media di 147. È vero che errare è umano, ma viste le premesse e le dichiarazioni che avevano accompagnato questo spostamento a Detroit, ci saremmo aspettati altri risultati come magra consolazione per quanto accaduto nel panorama lavorativo italiano.
Davvero un duro colpo all’immagine dell’ex Lingotto che proprio in questi giorni ha annunciato nuove assunzioni. Potrebbero essere sino a 1.900 secondo l’ad Sergio Marchionne, intervenuto al Salone dell’Auto di Ginevra. Fondamentale, da questo punto di vista, l’approvazione della riforma del lavoro. “Il Jobs Act era dovuto – ha spiegato – bisognava aggiornare il sistema di regole del lavoro. Eravamo uno dei pochi Paesi in Europa, forse l’unico, ad avere un sistema come quello italiano. E, al di là di tutto quello che si dice sul Jobs Act, credo abbia fatto molto per modernizzare il sistema di relazioni industriali nel nostro Paese. Sono 11 anni che sono qui, il Jobs Act sarebbe stato impensabile prima. La sua esistenza ha creato le condizioni per far venire in Italia altri investitori. Senza il Jobs Act avrei assunto lo stesso, forse, ma a condizioni diverse”. Purché la qualità resti la stessa che ha reso la Fiat un grande brand internazionale. Altre figuracce non sono ammesse.
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