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In Sudan si combatte ancora: nessuna pausa per la fine del Ramadan

Esplosioni e colpi di arma da fuoco si sono uditi a Khartoum nelle prime ore del primo giorno della ricorrenza di Eid al-Fitr che segna la fine del Ramadan e per la quale le Nazioni Unite avevano sperato in una tregua.

In Sudan si combatte ancora: nessuna pausa per la fine del Ramadan

Prima dell’alba, come ogni mattina dal 15 aprile, sono esplosi colpi di arma da fuoco e raid aerei, riferiscono testimoni. “Nella notte diversi quartieri di Khartoum sono stati bombardati e sono tuttora oggetto di bombardamenti e scontri tra l’esercito e (i paramilitari) delle Forze di supporto rapido (Rsf)”, ha detto questa mattina il sindacato dei medici. Ieri, i contatti diplomatici si erano intensificati: il generale Abdel Fattah al-Burhane, capo dell’esercito e capo de facto del Sudan dal putsch del 2021, aveva annunciato di essere stato contattato dai leader della regione regionali dal capo dell’Onu Antonio Guterres e dal segretario di Stato americano Antony Blinken.

Tutti avevano chiesto la fine dei combattimenti contro i paramilitari della Fsr del generale Mohamed Hamdane Dagalo, il suo numero due dopo il putsch, per l’Eid al-Fitr, che segna la fine del digiuno del Ramadan. Le stesse Fsr hanno annunciato “il loro accordo per una tregua di 72 ore” in una guerra civile che ha già causato più di 330 vittime. Ma contemporaneamente il generale Burhane è apparso per la prima volta dall’inizio delle ostilità alla televisione di stato. Ha pronunciato un discorso alla nazione in occasione dell’Eid senza mai accennare ad alcuna tregua.

Fonte: Ansa

redazione

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