“Per il bene comune uniamo il verde dell’ecologia e il blu del digitale”

Logo Interris - “Per il bene comune uniamo il verde dell’ecologia e il blu del digitale”
Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: “Per il bene comune uniamo il verde dell’ecologia e il blu del digitale”

Due colori: il verde e il blu. Il primo simboleggia la difesa del creato, la natura, l’ambiente. Il secondo la tecnologia, l’energia elettrica, il digitale. Una fusione cromatica che sembra stonare ma che in realtà racchiude visivamente il dialogo fra scienza e fede, con l’obiettivo di umanizzare le nuove tecnologie nell’interesse dell’individuo e del bene comune.  A fine mese sarà pubblicato in Vaticano il documento sull’intelligenza artificiale, frutto del gruppo di lavoro dalla Pontificia Accademia per la Vita che unisce da due anni teologi e filosofi di fama mondiale come il professor Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Lab all’Oxford Internet Institute. “C’è bisogno di chiarezza e guida morale: la Chiesa può dare un contributo significativo in questa direzione- afferma Floridi-. La  politica teme il populismo del voto, l’industria teme la volatilità del profitto. La Chiesa ha le mani libere”. Il documento in arrivo tra tre settimane sarà “un pronunciamento costruttivo e illuminante della Chiesa sui modi migliori per volgere l’intelligenza artificiale alla promozione della dignità umana, migliorando le condizioni di vita di tutti e sostenendo il benessere del pianeta”. Il professor Luciano Floridi ha ricevuto ieri al Centro Studi Americani di Roma il Premio Socrate per la scrittura, insieme con don Aldo Buonaiuto, sacerdote anti-tratta della comunità Papa Giovanni XXIII e autore del libro d’inchiesta “Donne Crocifisse- La vergogna della tratta raccontata dalla strada” (Rubbettino, con la prefazione di Papa Francesco). In vista dell’imminente assemblea della Pontificia Accademia per la Vita (26-28 febbraio) dedicata appunto al tema dell'Intelligenza Artificiale, è stata aggiornata la composizione del gruppo degli Accademici, suddivisi in Ordinari, Onorari, Corrispondenti, Giovani. 

Professor Floridi, fra tre settimane in Vaticano si svolgerà il Workshop 2020 sull’Intelligenza artificiale. Come sarà il documento finale?
“Zero fantascienza e molto pragmatismo. Sarà un testo fattuale, inattaccabile sotto il profilo etico e tecnico-scientifico. La Pontificia Accademia per la vita, nell’ultimo biennio, ha approfondito le diverse tematiche antropologiche ed etiche che riguardano lo sviluppo dei nuovi campi del sapere e della tecnologia.  E cioè la roboetica e l’intelligenza artificiale.  Ciò dimostra un reale e costruttivo interesse per le nuove tecnologie e per le relative questioni etico-antropologiche”. 

Da chi è partito l’input?
“E’ stato papa Francesco a sollecitare l’Accademia  ad entrare nei territori della scienza e della tecnica e a percorrerli con coraggio e discernimento. Ho partecipato da subito con convinzione ed entusiasmo al tavolo istituto in vaticano dall’arcivescovo Vincenzo Paglia. Di fronte alle novità apportate alla vita quotidiana dall’intelligenza artificiale ci possono essere due reazioni: paura e disorientamento. L’iniziativa della Santa Sede, al contrario, punta a fare chiarezza e a liberare il campo dagli equivoci”. 

Quali sono gli sviluppi nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione? 

“Si stanno modificando le risposte a domande fondamentali: Chi siamo e che tipo di relazioni stabiliamo gli uni con gli altri? I confini tra la vita online e quella offline tendono a sparire e siamo ormai connessi gli uni con gli altri senza soluzione di continuità, diventando progressivamente parte integrante di un’“infosfera” globale”. 

Con quali effetti?
“E’ un passaggio epocale: rappresenta niente meno che una quarta rivoluzione, dopo quelle di Copernico, Darwin e Freud.  L’espressione “onlife” definisce sempre di più le nostre attività quotidiane: come facciamo acquisti, lavoriamo, ci divertiamo, coltiviamo le nostre relazioni. In ogni campo della vita, le tecnologie della comunicazione sono diventate forze che strutturano l’ambiente in cui viviamo, creando e trasformando la realtà. Saremo in grado di raccoglierne i frutti? Quali sono , invece, i rischi impliciti? Ritengo che dovremmo sviluppare un approccio in grado di rendere conto sia delle realtà naturali sia di quelle artificiali, in modo da affrontare con successo le sfide poste dalle tecnologie correnti e dalle attuali società dell’informazione”.

Cosa può fare la Chiesa?
“Sul tema fondamentale dell’intelligenza artificiale la Chiesa si è incamminata sulla stessa strada proficua di dialogo, fatto di conoscenza e comprensione dell’innovazione scientifica e tecnica e di interpretazione e guida etica nel suo utilizzo e impatto sociale. L’obiettivo è concordare un quadro etico ed empatico nel modo in cui progettiamo l’intelligenza artificiale. La robotica avrà sicuramente un impatto sul mercato del lavoro. Dovremo pensare a nuovi profili professionali. Alcuni rischi sono al momento meno visibili e più difficili da identificare: via via che l’intelligenza artificiale diventa più autonoma (fa cose al posto nostro, per noi, meglio di noi) questo andrà a sminuire la nostra autonomia o libertà di scelta? Si pensi a tutte le raccomandazioni che già riceviamo quotidianamente, su cosa fare, cosa mangiare, come dormire, che cosa leggere, che cosa acquistare, che cosa vedere, che cosa ascoltare, con che cosa giocare, con chi parlare, e così via”. 

Dove si annidano i pericoli maggiori?
“Il rischio è che sia l'umanità intelligente ma malleabile e un po’ pigra, ad adattarsi a sistemi molto laboriosi, efficaci ed efficienti, ma che restano stupidi, inflessibili e sono sempre accesi e non si stancano mai.  La cultura delle società occidentali si è via via trasformata, nell'ultimo mezzo secolo, da materiale a immateriale. Oggi viviamo e lavoriamo letteralmente circondati da informazioni: parole scritte e pronunciate, media di ogni tipo, database più o meno sterminati, e infine internet, che sembra racchiudere il concetto di informazione infinita e sempre reperibile. Si è trattato non solo di un cambio di paradigma. La rivoluzione dell'informazione oggi in corso sta già offrendo una nuova, profonda comprensione dell'uomo, concepito come essere sempre connesso e costituito da informazioni, e dell'ambiente stesso in cui ci muoviamo, un ecosistema vitale e sociale che supera la divisione tra reale e virtuale”.

In concreto come incide tutto ciò sulla nostra vita?
“Ci sono tutti i possibili usi malevoli dell’intelligenza artificiale, ma per quelli dovrebbe intervenire subito il sistema normativo. Pensi solo al riciclo del denaro sporco o al furto dei dati bancari e delle carte di credito fatto usando sistemi di intelligenza artificiale. Vanno gettate ora le basi di una società dell’informazione matura per il prossimo futuro. Occorre decidere quali interazioni uomo–intelligenza artificiale vogliamo. I timori non sembrano del tutto fugati. Alcuni scenari suscitano incubi fantascientifici tipo Terminator. Ci dovremo anche porre sicuramente il problema della responsabilità giuridica dei robot più autonomi, ma vorrei ribadire: si tratta di una tecnologia buona, che può essere usata troppo, male, o anche troppo poco (non fare qualcosa di buono resta un errore etico a volte tanto quanto fare qualcosa di sbagliato). C’è molto lavoro da fare, ma ho fiducia nelle nostre capacità di estrarre il meglio da questa straordinaria tecnologia ed evitare il peggio. Ricordo che oggi pensiamo agli aeroplani come a una tecnologia buona, ma i primi usi sono stati bellici, e sono stati utilizzati per la tragedia dell’11 Settembre, nell’attentato alle due Torri di New York, ma non per questo pensiamo che siano una tecnologia eticamente cattiva”.

Qual è il suo  progetto di etica e filosofia dell'informazione?
“E’ un quadro che investe un ampio spettro di questioni filosofiche, che variano da domande apparentemente semplici (“che cosa è l'informazione?”), a temi quali la natura e l'etica degli agenti artificiali, la fondazione e l'unicità dell'etica informatica, la semantica dei modelli scientifici, la natura e il ruolo dei compagni artificiali nella vita umana, la natura informazionale dell'universo, il ruolo che l'informazione esercita nel ragionamento e nella logica. Occorre concepire l'universo come la totalità degli oggetti informazionali che interagiscono in modo dinamico gli uni con gli altri. La “Vinfosfera” include esseri umani, agenti artificiali e oggetti quotidiani, che comunicano tutti tra di loro. Con tale “ubiquitous computing” o “intelligent ambient” che pervade l'intero ambiente, il mondo ci apparirà quasi vivo e la distinzione odierna tra essere off-line nel mondo reale ed essere on-line nel cyberspazio scomparirà”.

Può essere l’occasione per sanare le antiche ferite tra fede e scienza?
 “Con Galileo, la Chiesa ha commesso un errore enorme, quello di non usare con acume l’interpretazione per riconciliare tradizione biblica e nuove scoperte tecnologiche e scientifiche. Con Darwin questo errore non è stato commesso, e oggi la Chiesa parla liberamente di evoluzione darwiniana, in modo molto più intelligente, informato, e sofisticato di quanto non facciano altri, soprattutto negli Stati Uniti. Credo che con l’intelligenza artificiale la Chiesa si sia incamminata sulla stessa strada proficua di dialogo, fatto di conoscenza e comprensione dell’innovazione scientifica e tecnica e di interpretazione e guida etica nel suo utilizzo e impatto sociale. Sarei moderatamente ottimista. Gli esseri umani e le macchine non lavoreranno gli uni contro le altre, ma insieme per sconfiggere malattie, ignoranza e povertà. Il Papa e la Pontifica Accademia per la Vita sono in dialogo con scienziati e filosofi su sfide e opportunità dell'intelligenza artificiale. È un segno di apertura e anche di lungimiranza. Questa apertura è importante perché il dialogo richiede tempo e pazienza, ma in questo caso stiamo affrontando questioni pressanti che dovremmo risolvere in tempi brevi”.

Come ha accolto la proposta di cooperazione della Santa Sede? 
“Sono felice che il dialogo si sia svolto fin dall’inizio con serietà, impegno e molta consapevolezza dell’importanza e dell’urgenza del tema. Il dibattito non è sui robot, ma su di noi e su quale tipo di società vogliamo creare. Alle macchine saranno delegate sempre più attività umane. I rischi dal punto di vista etico sono diversi, ma vorrei sottolineare che non superano affatto i vantaggi, è vero il contrario. Alcuni rischi sono ovvi e ben noti: una possibile maggiore erosione della privacy, incremento di possibili ingiustizie già presenti nei dati che si usano e nelle prassi adottate. Altri sono più recenti. Pensiamo alla difficoltà di assegnare chiare responsabilità quando sistemi complessi che coinvolgono tecnologie di intelligenza artificiale, istituzioni e individui, commettono degli errori. O alla delega della responsabilità stessa, e del rischio di deresponsabilizzare coloro che creano o commercializzano soluzioni basate sull’intelligenza artificiale”.