Attualità

Appello Oim e Unhcr: “I migranti non vanno riportati in Libia”

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) in una dichiarazione congiunta ribadiscono che nessun migrante o rifugiato dovrebbe essere riportato in Libia dopo essere stato soccorso in mare. Secondo il diritto marittimo internazionale, le persone soccorse dovrebbero essere sbarcate in un luogo sicuro, sottolineano.

 

Ritorno in Libia

Il riferimento è agli oltre 270 migranti tratti in salvo in acque internazionali il 14 giugno scorso dalla nave “Vos Triton” battente bandiera di Gibilterra mentre cercavano di raggiungere l’Europa. I migranti infatti sono stati consegnati alla Guardia costiera libica che li ha portati a Tripoli, dove sono stati trattenuti in detenzione dalle autorità.

Le richieste di Oim e Unhcr

Le due agenzie ribadiscono “che mancano i presupposti fondamentali per garantire la sicurezza e la protezione dei migranti e dei rifugiati soccorsi dopo lo sbarco, quindi la Libia non può essere considerata un luogo sicuro”.

L’Oim e l’Unhcr chiedono agli Stati di coordinarsi in modo che le navi mercantili che soccorrono le persone in difficoltà ricevano un rapido permesso di sbarcare in un luogo sicuro, per evitare che la vita venga messa a rischio.

“Quest’anno la Guardia costiera libica ha riportato in Libia più di 13.000 persone, superando già il numero di quelle intercettate o salvate e sbarcate in tutto il 2020. Centinaia di altre persone sono morte in mare“, scrivono le due organizzazioni.

“Le continue partenze dalla Libia evidenziano la necessità di un prevedibile meccanismo di salvataggio e sbarco lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con effetto immediato e nel pieno rispetto dei principi e degli standard internazionali sui diritti umani. Migranti e rifugiati sbarcati in Libia spesso finiscono in condizioni spaventose dove possono essere esposti ad abusi ed estorsioni. Altri scompaiono e sono dispersi, suscitando il timore che alcuni possano essere stati incanalati nelle reti del traffico di esseri umani”, proseguono.

L’Oim e l’Unhcr chiedono inoltre “la fine della detenzione arbitraria in Libia, attraverso l’istituzione di un processo di revisione giudiziaria, e chiedono alternative alla detenzione a partire dall’immediato rilascio dei più vulnerabili“.

Milena Castigli

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