L’ago della Georgia: Trump la rivendica ma la partita è in Senato

Il presidente insiste con il parlamento georgiano per ribaltare l'esito del voto ma riceve un rifiuto. Ma dopo la sconfitta in California guarda ai ballottaggi

Usa

Difficile ricordare un periodo transitorio così complesso alla guida degli Stati Uniti. Donald Trump ha dato il primo risicato via libera qualche settimana fa ma, tutt’oggi, a dare piena facoltà a Joe Biden di prendere il suo posto a Washington non sembra pensarci per nulla. Anzi, dopo tre conteggi (gli ultimi due a mano) in Georgia che hanno assegnato lo Stato al candidato democratico, il Tycoon non molla la presa. E rivendica il successo.

A riportare a galla una Georgia che vive probabilmente le sue elezioni più lunghe, la telefonata fra il presidente uscente e il governatore (repubblicano) dello Stato, Brian Kemp. Nella quale Trump ha espressamente chiesto una sessione speciale del parlamento affinché vengano nominati elettori che possano sostenerlo nel collegio elettorale. Al quale ha già dato un mezzo aut aut. E questo, entro il prossimo 14 dicembre, giorno in cui si dovrà formalmente eleggere il vincitore. Richiesta rispedita però al mittente.

Biden, vittoria in California

Nel frattempo, anche la California annuncia la vittoria. Di Biden, però. L’ex vicepresidente ha infatti ottenuto, con il successo sulla West Coast, i numeri che gli consentirebbero di accedere allo Studio Ovale, stavolta da numero uno. Con la conquista dello Stato, infatti, tocca quota 288 elettori (per la Casa Bianca ne bastano 270). Trump si ferma a 222.

Ultimo tango in Georgia

Ma, per quanto il Golden State abbia la sua importanza, è sempre all’Est che si posa lo sguardo del Tycoon. Trump si trova infatti ora proprio in Georgia, assieme a sua moglie Melania, in vista degli appuntamenti pre-ballottaggio per determinare la membership del Congresso. Sul piatto, la non trascurabile possibilità di lasciare altri due senatori repubblicani (per ora uscenti) a Capitol Hill.

In caso di vittoria degli sfidanti democratici, la Camera alta passerebbe di mano. E, a quel punto, con i Rappresentanti già saldamente in mani dem, per Biden ci sarebbe vita più facile. Proprio l’ex vice Obama e presidente eletto, presenzierà a sostegno dei candidati democratici. Altro giro altra corsa, in uno Stato che, seppure teoricamente poco in termini elettorali, potrebbe ancora dire molto sui dossier amministrativi dei prossimi mesi.