Caso Zaky: Farnesina chiede il “monitoraggio processuale”

Il ministro Di Maio segue da vicino e fin dal primo momento il caso dello studente egiziano Patrick George Zaky. Il 27enni è stato fermato all'aeroporto de Il Cairo giovedì notte, appena sbarcato da un aereo proveniente dall'Italia. Partito da Bologna, dove studia al master Gemma dell'Università Alma mater studiorum, intendeva trascorrere un breve periodo di vacanza nella sua città natale, Mansoura. Come ha riferito Amnesty International, una volta atterrato, Zaky è stato preso in custodia dalla polizia egiziana.

Farnesina

L'Italia, si apprende da fonti della Farnesina, ha chiesto l'inserimento del caso all'interno del meccanismo di “monitoraggio processuale” coordinato dalla delegazione Ue in loco che consente ai funzionari delle ambasciate Ue di monitorare l'evoluzione del processo e presenziare alle udienze. Un tweet del ministero dell'Interno egiziano ha intanto confermato che il giovane èstato arrestato su mandato della procura generale e posto in custodia cautelare per 15 giorni. “Non corrisponde al vero quanto circolato sui social circa l'arresto di un italiano chiamato Patrick – ha precisato il ministero in un tweet -. La persona in questione è di nazionalità egiziana, il suo nome completo è Patrick George Michel Zaky Soleyman ed è stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura emesso dalla procura generale”. “Lo studente”, aggiunge il comunicato emesso dal Cairo, “è stato portato davanti alla procura che ha deciso il suo fermo per 15 giorni in attesa delle indagini”. Intanto, Bologna è scesa in strada per manifestare per Patrick. Almeno trecento persone si sono ritrovate ieri domenica sera in piazza Maggiore per chiederne l'immediata liberazione, arrestato in Egitto appena sbarcato al Cairo, e, come hanno denunciato Amnesty International e la famiglia, sottoposto a torture. “Ci aspettiamo – aveva spiegato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – un susseguirsi di ordini di detenzione di 15 giorni, rinnovabili più volte e naturalmente in questa situazione di detenzione prolungata, con la scusa di condurre indagini, il rischio è che le condizioni detentive siano equiparabili alla tortura, se non la tortura stessa“. “Patrick è stato picchiato e torturato con i cavi elettrici, è stato lui stesso a farmelo sapere tramite il suo avvocato. Vuole dirvi che ha bisogno dell’aiuto dell’Italia per tornare libero”, aveva detto – lanciando un appello dalle colonne di Repubblica.it – la sorella dello studnete.