“Cambiamo mira! Investiamo nella pace, non nelle armi”

A firmare l'appello sono padre Filippo Ivardi Ganapini (direttore di Nigrizia), padre Mario Menin (direttore di Missione Oggi), Rosa Siciliano (direttrice di Mosaico di Pace)

Mai più “disgrazie sorde al grido dei poveri e di Sorella Madre Terra”. L’appello congiunto “Cambiamo mira! Investiamo nella pace, non nelle armi” promosso dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia è rivolto “alle comunità cristiane, vescovi, parroci, consigli pastorali e a tutte le persone di buona volontà in occasione della solennità della Pentecoste di domenica prossima e della Festa della Repubblica del 2 giugno.  L’appello fa parte del percorso di rilancio della campagna di pressione alle “banche armate”, che avverrà il 9 luglio in occasione dei 30 anni della promulgazione della legge numero 185 del 1990. I promotori hanno realizzato anche un breve video di presentazione: https://youtu.be/ncWT-gVattY

Firme

A firmare l’appello sono padre Filippo Ivardi Ganapini (direttore di Nigrizia), padre Mario Menin (direttore di Missione Oggi), Rosa Siciliano (direttrice di Mosaico di Pace). “Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite”. Con queste parole profetiche, nel suo messaggio di Pasqua, papa Francesco richiama l’urgenza di sostenere la vita e smettere di finanziare la morte. Si legge nel’appello: “Sfida che vogliamo raccogliere e rilanciare con voi. Perché dentro questa emergenza in cui si inietta liquidità nel sistema economico e nella Chiesa per sostenerne le attività, sentiamo ancora più forte l’esigenza di prestare attenzione al denaro e ai suoi movimenti. Il denaro certo serve, per fare il bene, ma farsi suoi servi genera solo disgrazie sorde al grido dei poveri e di Sorella Madre Terra. Vogliamo impegnarci con voi per vigilare sull’origine delle donazioni per opere spirituali, caritative, educative, sociali e comunitarie e sul loro ingresso nei circuiti dei sistemi bancari e di investimento”.

Petrolio al barile

Rete di corruzione

Come sottolinea papa Francesco nell’Esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia: “Non possiamo escludere che membri della Chiesa siano stati parte della rete di corruzione, a volte fino al punto di accettare di mantenere il silenzio in cambio di aiuti economici per le opere ecclesiali. Proprio per questo sono arrivate proposte al Sinodo che invitano a prestare particolare attenzione all’origine delle donazioni o di altri tipi di benefici, così come agli investimenti fatti dalle istituzioni
ecclesiastiche o dai cristiani”. È sempre più evidente l’assurdità del fatto che il denaro raccolto con le nostre tasse e sottratto alla sanità (tagli per 37 miliardi negli ultimi dieci anni), alla scuola, all’accoglienza, alle famiglie vada a finanziare sistemi militari costosissimi come i caccia F-35 e i sommergibili U-212. Anche i vescovi italiani nel recente documento La Chiesa cattolica e la gestione delle risorse
finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance invitano “a individuare processi di conversione delle capacità produttive di armi in altre produzioni ad usi non militari”. Perciò, prosegue l’appello, “vi invitiamo pertanto a prendere parte con noi al percorso di rilancio della campagna di pressione alle “banche armate” che avverrà il 9 luglio in occasione dei 30 anni della promulgazione della legge numero 185 del 1990 che ha introdotto in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.

Verifiche

Percorso che “prevede di verificare le banche in cui abbiamo depositato i risparmi evitando quei gruppi bancari che finanziano, giustificano e sostengono l’industria, il commercio e la ricerca militare, di verificare le fonti delle donazioni a parrocchie, comunità cristiane, comunità religiose e associazioni, anche rinunciando a provenienze dubbie, di sensibilizzarci e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della riconversione delle spese, delle aziende militari e delle operazioni bancarie per promuovere le aziende e i fondi destinati a sostenere la vita, di chiedere al governo italiano, insieme a Rete italiana per il disarmo, Rete della pace e Sbilanciamoci, di attivare una moratoria sulla spesa militare e sistemi d’arma per almeno un anno, riconvertendo tale spesa nella sanità, nella scuola, nella cultura, nella difesa dell’ambiente, nelle comunità locali. ‘Servono ospedali e scuole, non cannoni‘, ricordava Aldo Capitini alla prima Marcia italiana per la pace e la fratellanza tra i popoli, subito dopo la seconda guerra mondiale. Rimettiamoci insieme in cammino, oggi, sulle tracce di quelle parole e di quel sogno!”