“Vale la pena”: arrivano i prodotti artigianali dei detenuti

Un progetto a più mani per la produzione di birra artigianale e che nasce dalla collaborazione tra i detenuti del carcere romano di Rebibbia e gli studenti dell’Istituto agrario Sereni. Il laboratorio, accompagnato dalla supervisione di tre maestri birrai rientra nel programma di reinserimento sociale “Vale la pena” ideato dall’associazione Semi di Libertà e finanziato dal Ministero dell’Università e della ricerca e dal Ministero della Giustizia. Ieri 16 dicembre, dopo mesi di lavorazione nel laboratorio sono uscite le prime tre bottiglie, ognuna con l’etichetta personalizzata: “Er fine pena”, “A piede libero”, “Fa er bravo”.

Paolo Strano, il presidente dell’associazione, ha spiegato :”la prima birra che abbiamo prodotto l’abbiamo voluta chiamare ‘Er fine pena’ proprio perché la sua produzione è stata lunghissima. Ci abbiamo messo quasi un anno”. Nella fattispecie si tratta di una golden ale, dal colore chiaro, i profumi freschi che risalta nel palato per il gusto vivace e ricco di sapore. “A piede libero” è la birra aromatizzata con arancia e cannella, ideata dai ragazzi dell’istituto agrario utilizzando il farro biologico che viene coltivato nella scuola e che è a centimetro zero.

“Fa er bravo” è come spiega il Strano, “una birra monoluppolo che abbiamo chiamato così perché il luppolo utilizzato si chiama appunto bravo”. L’importanza del progetto oltre ad aiutare i detenuti ad acquisire una professionalità certificata, è quello di ricostruire un tessuto sociale intorno a queste persone. In fermento già nuove idee per il futuro che prevedono la collaborazione con i ragazzi disabili dello stesso istituto agrario e, aggiunge il presidente “il nostro obiettivo è andare avanti cercando di fare il più possibile un prodotto di qualità che punta sulle materie prime a chilometro zero, e dove non possibile, ai prodotti del commercio equo e solidale. Una birra che significhi legalità ma anche inclusione, a 360 gradi”.