Benigni con i 10 Comandamenti fa il record di ascolti

Si è conclusa ieri sera la piccola maratona di Roberto Benigni sui dieci comandamenti. Due ore, senza interruzione pubblicitaria dove l’attore fiorentino è riuscito a toccare temi altissimi con un linguaggio che non ha mai smesso di far stupire e allo stesso tempo ridere. In un monologo senza fiato, il regista de La vita è bella, è riuscito a dipingere il volto del Creatore commentando il decalogo del Sinai e rovesciando la comune  immagine di un Dio proibitivo. Non è mancata la satira di “Mafia capitale” , a riguardo l’attore ha ironizzato: “Politici e amministratori romani sapevano che venivo qui a parlarne e allora hanno fatto in modo di violarli tutti, proprio tutti, li ho contati, eh? Ma bisogna parlare della Bibbia, non di Rebibbia”.

Nel suo excursus l’attore è riuscito a parlare di anima, di libertà, di Dio, di sessualità e di amore cogliendone tutta le ragioni più profonde, ha sottolineato che nelle tavole consegnate a Mosè si scorge “il Dio liberatore, che ci insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l’amore”. Saltellando da una parte all’altra del palco si fa cantore di un Dio che è amore, che pronuncia ogni parola in visione di una liberazione, quella degli ebrei dall’Egitto ma anche la più intima liberazione dei nostri cuori dalla schiavitù degli idoli, dalle catene della paura. Nel suo monologo c’è tutta la certezza “che il riposo fa parte del lavoro”, c’è tutto la rivoluzione di una idea di libertà che è faticosa, perché le cose importanti si guadagnano a caro prezzo, non con la superficiale leggerezza del “faccio solo ciò che voglio”.

Con il quarto comandamento il comico toscano si meraviglia dell’armonia con cui Dio ha pensato anche il cerchio perfetto delle relazioni, dove i figli cresciuti, amati e coccolati dalle loro mamme e papà si troveranno ad accudire i proprio genitori quando in età avanzata torneranno ad essere “come bambini”. Ricordando la settima consegna “non rubare” il comico immagina un Dio impegnato a dedicare un comandamento ai soli italiani. Conclude la sua magnifica impresa ribadendo l’importanza di riscoprire la felicità, di saltare dentro l’esistenza: “Non bisogna aver paura di morire, ma di non vivere, dobbiamo dire Si alla vita. La vita è  molto di più di quello che noi capiamo”. Così Benigni riaccende negli italiani il desiderio nascosto di beatitudine che tutti portano inscritto nel cuore, anche se seppellito dalla quotidiana routine del “non ho tempo”. L’attore fiorentino, in un’istante di vero stupore dichiara: “la cosa che fa più impressione al mondo è che la vita va avanti”, e come ha poi aggiunto alla fine citando Whitman “che  il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”.

Lo show che è stato definito “il più seguito dell’anno dopo  Sanremo” ha diviso l’opinione pubblica in chi lo ha ritenuto un intervento scadente e chi invece come il card. Bertori ha affermato: “Benigni in tv, nella serata dedicato ai Comandamenti, ci ha spiegato molto bene il senso del Dio biblico del Vecchio testamento, nella formula molto bella quando ha detto ‘non importa che Dio è, ma che Dio c’è’. Non l’esistenza ma la presenza, la vicinanza di Dio”. Il porporato fiorentino ha poi rilanciato all’attore una sfida: “Mi auguro che un giorno Benigni possa affrontare che il Nuovo Testamento e quindi ci parli di Gesù. Ci parli cioè non solo di un Dio che c’è ma di un Dio che si è incarnato, si è fatto uomo. Senza una teologia dell’incarnazione non riusciamo a capire questo mondo che è intorno a noi”. In una nota del Servizio Informazione Religiosa si legge: “I Dieci comandamenti di Benigni ci hanno convinto. E’ stata una bella parte. Un po’ perchè la scena era assolutamente sobria, senza nessuna ricerca dell’effetto, con spettatori, proscenio, attore leggio, nè effetti di luci, nè trucchi elettronici, un po’ perchè la parte medesima ha preso per mano l’artista, e lo ha portato forse un po’ più in là di dove lui stesso si sarebbe aspettato”.