ULTIMATUM DELL’EUROPA ALLA GRECIA: DEVE CONSEGNARE NUOVE PROPOSTE ENTRO STASERA

Sempre più sotto pressione la Grecia: le istituzioni coinvolte nel negoziato hanno posto questa sera come ultimatum ad Atene per presentare nuove controproposte concrete. A riferirlo è una voce vicina al dossier, precisando che solo così ci potranno essere i tempi tecnici – già molto ristretti – per mettere a punto i dettagli dell’accordo in tempo perché i ministri delle Finanze lo firmino all’Eurogruppo del 18 giugno. Le nuove proposte dovranno riguardare i punti controversi  – come la riforma delle pensioni e dell’Iva – ed essere sostenibili sul piano dei conti pubblici.

Nonostante dopo i numerosi vertici sembrava che la situazione della Grecia si fosse sbloccata, ad un tratto la trattativa si è arenata. Il Fmi ha annunciato che i suoi economisti a Bruxelles per negoziare con Atene sono tornati a Washington, cosa che potrebbe vedersi come una provocazione al governo greco a rivedere le sue posizioni. Di risposta, Atene si è detta pronta – per l’ennesima volta – a trovare un’intesa.

Esponenti comunitari hanno parlato di “ultima possibilità” per convincere Tsipras a un accordo. Pochi minuti prima, in una conferenza stampa con il presidente ecuadoregno Rafael Correa, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk aveva suggerito al governo greco di essere più “realista”, dicendo che “non c’è più tempo per il gioco d’azzardo”. Da Londra, il presidente della Bundesbank Jen Weidmann aveva invece sottolineato che “il rischio di fallimento sta aumentando di giorno in giorno”.

Negli ultimi giorni, alcune scelte negoziali di Atene hanno innervosito i partner europei. I nodi dell’accordo – che dovrebbe sbloccare 7,2 miliardi di euro, indispensabili a un paese sull’orlo del fallimento – sono gli obiettivi di bilancio, la riforma del sistema pensionistico, la revisione del diritto del lavoro. La decisione del Fondo è giunta inattesa, ma non è sorprendente. Da tempo, l’Fmi era infelice del modo in cui le trattative si stavano sviluppando.

Molti Paesi-azionisti dell’organizzazione non sono d’accordo all’idea di dare nuovi soldi alla Grecia, soprattutto in assenza di una ristrutturazione del debito che i partner della zona euro non sono pronti (per ora) a concedere. Nel lasciare il tavolo delle trattative, il Fondo mette la Grecia con le spalle al muro. Agli europei, seccati quanto il Fondo, la mossa fa comodo. Vincolati dalla necessità di dimostrare una solidarietà (almeno di facciata), i partner dell’Eurogruppo non possono permettersi una scelta simile.