Una giornata, quella del 26 gennaio, di solidarietà e assistenza per chi, in tante zone della Capitale, non ha accesso a prestazioni sanitarie, abbandonato ai margini di una società che, per i motivi più diversi, non lo vede integrato appieno nella sua quotidianità. Per questo l’Istituto di Medicina solidale di Roma, in virtù della recente ondata di gelo che, per giorni, ha investito la Penisola italiana, ha portato le sue competenze mediche fra queste persone, impossibilitate a godere, nella maggior parte delle situazioni, di questo tipo di assistenza: “I medici – spiegano dall’associazione – sono andati nella zona della Stazione Tiburtina per incontrare i senza fissa dimora che vivono da quelle parti. E’ stata un’occasione per fornire loro delle visite mediche. Questa, d’altronde, è la principale attività di Medicina solidale”.
Sono stati tre i sanitari intervenuti nelle aree in questione, con il supporto di alcuni infermieri volontari, direttamente a contatto con i tanti disagi delle periferie esistenziali: qui, in molti casi, sono stati riscontrati i sintomi di patologie legate alle basse temperature e, in parte, alla malnutrizione: “In questi posti – continuano – le persone sono perlopiù organizzate, sistemate all’interno di tende o ripari improvvisati. Ma sono comunque esposte al freddo, oltre che in condizioni decisamente precarie”. Al fianco dei medici, si è schierato anche il fast food McDonald’s, precisamente il neo-aperto locale di Borgo Pio, con la donazione di 50 pasti che l’associazione ha poi distribuito, assieme ai medicinali.
Il progetto assistenziale di Medicina solidale, però, non si ferma qui. Sono già in programma, infatti, nuove missioni fra le periferie, fisiche e umane, di Roma, nelle quali portare la competenza e la solidarietà propria dell’associazione: “I nostri medici sanno quali sono i luoghi nei quali le persone sono più in difficoltà e non hanno accesso alle prestazioni mediche: così, sono loro a portarla”. I prossimi appuntamenti andranno a coinvolgere gli abitanti senza fissa dimora di quartieri particolarmente difficili, all’estremità dei confini del Raccordo anulare. Ma, in fondo, è proprio in queste zone che la missione di questi volontari trova la sua ragion d’essere.
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