Riforma del terzo settore tra attese e speranze

Rimangono sospesi gli enti e i volontari no-profit in un limbo tra riforme annunciate e realtà dei fatti. Fin dall’aprile 2014 il Presidente del Consiglio Renzi, a pochi mesi dal suo insediamento,  annunciava al Festival del Volontariato di Lucca la sua intenzione di riformare un ambito tanto importante come il Terzo settore. L’interesse su questa realtà da parte dell’attuale Premier era già emersa nel programma presentato alle primarie dalle quali era uscito sconfitto contro il collega Bersani. Così nel clima innescato dallo slogan “cambiare verso”, passato di bocca in bocca durante la formazione del nuovo governo, prende forma quello che chiama “civil act”, improntato al rinnovamento di mentalità in tutti i settori della politica e quindi anche il mondo del volontariato, un tentativo di creare «un pavimento su cui si possa poggiare un mondo che è cresciuto a colpi di legislazione speciale”, dice Boracina, uno degli artefici.

Le prime voci sulle riforme sono corse da subito  su Twitter, spunti che partivano dalla stabilizzazione del 5×1000, passando per il servizio civile, toccando il tema della revisione delle leggi riguardanti imprese sociali e volontariato.Dal 1° Ottobre la Commissione Affari Sociali ha iniziato a esaminare il testo di legge e poi ha lasciato spazio agli interventi di proposte e critiche da parte di associazioni come il Forum del Terzo SettoreCittadinanzattivaCsvnet e Cnesc. Numerose richieste di chiarezza sono giunte durante il convegno “La riforma del Terzo Settore – Le idee del Governo, le proposte di Uneba” dello scorso 22 ottobre. L’obiettivo dell’incontro era proprio quello di analizzare la proposta delle riforme e di elaborare proposte di modifiche o integrazioni.

Le esigenze che spingono questa riforma sono varie: innanzitutto legislative, perché occorre definire la realtà del terzo settore, delimitandolo e conferendogli una sua precisa identità, superando il sistema binario stato-mercato. Occorre poi concedere una voce solida al mondo del no-profit  secondo dati istat in grande crescita, sia per quanto riguarda le associazioni che le persone fisiche. Parola chiave della riforma è “sussidiarietà”, fra i temi di spicco quelli del servizio civile universale che aiuti i giovani ad inserirsi nella realtà del lavoro, segue la riforma dell’impresa sociale.

Lo stallo è durato quasi un anno, ma la tanto attesa riforma ha visto nelle ultime settimane nuovi sviluppi, che sembra vadano nella direzione di una sua prossima attuazione. La soddisfazione del mondo delle associazioni per il ruolo riservatogli e l’iniziale apertura alle proposte presentate inizia però a trasformarsi in un interrogativo, poiché si tarda a vedere attuate le riforme tanto declamate.