PIU’ FORTE DELL’ABORTO

Secondo la scienza Gianna doveva morire. Più precisamente i medici sapevano che la soluzione salina iniettata nell’utero della madre, le avrebbe bruciato gli organi interni ed esterni, fino ad annientare completamente quella piccola vita che chiedeva di essere accolta. Dopo 24 ore dalla pratica i dottori avrebbero dovuto estrarre il corpicino senza vita e, una volta gettato tra i rifiuti sanitari il “problema” sarebbe stato risolto.

Non è andato tutto secondo i piani però, perché Gianna è sopravvissuta, la sua stessa vita è uno schiaffo a chi crede che l’aborto sia un’azione innocua che possa garantire la libertà della donna. Un’infermiera vedendo che la piccola era ancora viva, decise di portarla di corsa in ospedale con un’ambulanza, senza tener conto della prassi che veniva osservata in America fino al 2002: nel caso in cui un bambino sopravviveva alla pratica di interruzione di gravidanza, i medici erano tenuti a intervenire mediante strangolamento, soffocamento o lasciandolo in disparte fino al raggiungimento della morte.

Dopo tre mesi di cure intensive Gianna viene data in affidamento ad una donna di nome Penny, la quale viene informata dai medici che la bambina non potrà mai camminare perché l’aborto mal riuscito le ha provocato una paralisi cerebrale. La donna non si lascia scoraggiare e lavora duramente per permettere alla piccola di avere il meglio. Opera instancabilmente con la fisioterapista e all’età di 4 anni inizia a muovere i primi passi con l’ausilio di un apparecchio ortopedico e di un girello.

Non passa molto tempo che Gianna impara a camminare autonomamente e insieme alle prime piccole vittorie, arriva anche l’adozione. Oggi ha 38 anni, gira il mondo annunciando la sua storia, testimoniando la sua fede e spiegando che nonostante ogni giorno si trovi a fare i conti con una disabilità motoria, è felice di vivere: “Vedete, signore e signori, io sono più debole rispetto alla maggior parte di voi, ma questo è un piccolo prezzo da pregare per essere capace di benedire il mondo e offrire una speranza. A volte non comprendiamo la sofferenza, quando arriva ci dimentichiamo del fatto che Dio ha tutto sotto controllo e che Lui ha il suo modo per far diventare bellissime le cose più miserabili. Non sono qui per mettervi a vostro agio – spiega Gianna alla platea in ascolto – Sono qui per dirvi che stiamo combattendo nel mondo un’interessante battaglia, che vi piaccia o no. Si tratta della lotta che vede affrontare la vita e la morte. Mi hanno odiata fin dal concepimento, ma sono stata amata da molte più persone e specialmente da Dio. A questo punto sono costretta a chiedere: se l’aborto è una questione di ‘diritti della donna,’ dov’erano i miei? Non c’era nessuna femminista a protestare contro l’ingiustizia che veniva portata avanti in quell’ambulatorio”.

Nella Bibbia il profeta Giovanni Battista viene definito come “voce di uno che grida nel deserto” e la sua figura non era ben vista dal popolo, ma soprattutto dalle autorità che si sentivano spesso minacciate dalla sua perseverante denuncia della verità. Oggi a distanza di 2000 anni anche Gianna percorre le stesse strade, in una società in cui l’aborto viene considerato una conquista e un simbolo di libertà, la giovane donna non si stanca di annunciare come questa pratica non sia altro che un omicidio.

E’ soprattutto agli uomini che la donna si rivolge cercando di risvegliare la loro coscienza, così come ha fatto durante una conferenza in cui è stata chiamata a raccontare la sua storia: “Voi siete stati fatti per grandi cose, per difendere le donne e i bambini e non per girare la testa quando uno di questi piccoli viene ucciso. Non siete stati fatti per usarci e poi lasciarci sole. Siete stati creati per essere gentili e forti, per difendere ciò che è buono e giusto. Avete l’opportunità di scegliere e se qualcuno di voi può essere annoiato dal fatto che ho parlato così tanto di Dio, beh… rispondo che io non posso fare a meno di stare a questo mondo senza dire con tutto il mio cuore, con tutta la mente e la mia anima che la mia forza è Cristo che mi ha dato la vita”.