Padova, minore tolto alla madre “perché troppo effeminato”. Il legale: “Gravità inaudita”

Una scia inevitabile di polemiche, sta accompagnando una fra le storie più controverse recentemente emerse nelle cronache. Una decisione assolutamente fuori dell’ordinario quella del Tribunale dei Minori di Padova, il quale ha stabilito l’allontanamento di un ragazzo di 13 anni da sua madre perché “tende in tutti i modi ad affermare che è diverso e ostenta atteggiamenti effeminati in modo provocatorio”. Non una supposizione, ma una decisione reale, ragionata e messa in atto sulla base di numerosi pareri, espressi durante e dopo la separazione dei genitori coincisa, come quasi sempre in questi casi, con lo sconvolgimento dell’infanzia del figlio. Una storia dai molti lati tragici, caratterizzata dall’accusa, da parte della mamma del minore, di presunti abusi che sarebbero stati perpetrati dall’ex marito, terminata con l’assoluzione dell’uomo senza che, tuttavia, fossero negati i sospetti, “non sussistendo motivi per dubitare delle parole del bambino”.

Necessario, secondo i giudici, inserire il minore in un centro sociale per assistere il suo sviluppo umano, ritenendo inadatta, alla sua situazione, la preminenza di figure femminili nella sua sfera privata. Gli stessi servizi sociali hanno stilato una relazione sul caso, evidenziando come la relazione fra madre e figlio presenti aspetti di dipendenza, “soprattutto riferendosi a relazioni diadiche, con conseguente difficoltà di identificazione sessuale”. All’interno della stessa relazione, si fa riferimento a un episodio, avvenuto all’epoca della terza elementare, nel quale il ragazzo si presentò a scuola vestito da donna. Nell’ambito di una festa di Halloween, è stata la risposta della madre che, però, non è bastata a convincere i giudici. Stando a quanto riportato dal quotidiano “Il mattino di Padova”, già al termine del processo a carico del padre del tredicenne, la donna era stata ritenuta dal Tribunale come responsabile del comportamento ostile del ragazzo verso la figura paterna: da qui la decisione dei giudici di inserirlo in un giornaliero percorso assistenziale in una comunità, all’interno della quale vengono rilevati dagli operatori dei comportamenti definiti “ambigui”, attribuendo al minore una personalità disturbata. Dalla comunità, ai servizi sociali, fino al Tribunale dei minori, la vicenda è via via arrivata fino all’odierna sentenza, nella quale è stato decretato il definitivo allontanamento del minore dalla mamma.

“Trovo scandalosa la decisione di allontanare un ragazzino solo per l’atteggiamento effeminato. Mi sembra un provvedimento di pura discriminazione”, è stato il commento del legale della genitrice, il quale ha sottolineato come, qualora si dovesse perseguire questa strada, sussista il rischio di ampliare i contorni tragici della vicenda. “Il problema ancora più grave è che non esistono comunità che possano accogliere un ragazzino che potrebbe essere omosessuale… A me sembra una vicenda di una gravità inaudita”. Non resta che attendere la decisione definitiva dei giudici, nella speranza che (come sempre dovrebbe essere) coincida con l’interesse del minore, di fatto privato, per motivi differenti, di una vera famiglia.

Intanto, il Comitato dei cittadini per i diritti umani onlus (Ccdu) ha indetto, per il giorno 17 gennaio, una manifestazione dinnanzi al Tribunale di Venezia, al fine di esprimere il proprio dissenso sulla controversa decisione la quale, stando a quanto dichiarato nel comunicato ufficiale, “rappresenta un precedente pericoloso”.