Organi e arti stampati in 3D: l’ultima frontiera della medicina

La tecnologia per rivoluzionare la medicina e per migliorare la vita delle persone. Questo è l’obiettivo per molti scienziati e tecnici che hanno presentato le loro invenzioni alla seconda edizione del “Maker Faire Roma”, che si è appena conclusa nella capitale. In mostra organi sperimentali, arti meccanici low cost, braccia robotiche azionate con la mentee oggetti pensati per l’uso quotidiano. Tutto questo si può realizzare grazie all’uso di stampanti tridimensionali per aiutare le persone in difficoltà.

Ad illustrare queste meraviglie tecnologiche molti inventori e luminari tra cui Glenn Green, professore di otorinolaringoiatria infantile alla University of Michigan, che ha impiantato una trachea stampata in 3D a Kaiba Gionfrido, una paziente di sole sei settimane di vita colpita da malacia bronchiale, una rara malattia che ostruisce le vie polmonari. Alla piccola è stata eseguita una Tac agli organi per valutarne le dimensioni, lo staff di Green poi, una volta progettato l’impianto al computer, l’ha stampato con polvere di Policaprolattone che è un composto biocompatibile che degrada facilmente e può essere espulso una volta che la lesione è guarita.

Un’altra storia è quella di Erle Austin, cardiochirurgo presso l’Università americana di Louisville, che ha riprodotto un prototipo 3D del cuore di un neonato, Roland Cung Lian Bawi. Il bimbo era nato con un complesso difetto al cuore congenito e si è progettato, partendo dall’immagine della Tac, un modello più grande di 1,5 volte rispetto le dimensioni effettive del suo cuore. Per realizzarlo ci sono volute 20 ore di lavorazione. Altre invenzioni per il sociale solo l’orecchio bionico creato da Michael McAlpine, assistente professore di ingegneria meccanica della Princeton University, e il “caschetto wireless Emotic epoc”, ideato dallo studente dell’Itis B. Pascale di Cesena Stefano Ceroni, che traduce gli impulsi celebrali in un segnale che a distanza comanda il movimento degli arti.