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NUOVO ALLARME ESTINZIONE DELLE API: UNO STUDIO METTE AL BANDO 3 PESTICIDI

Nuovo allarme per le api, uno degli anelli più importanti dell’ecosistema globale, in grado di far funzionare il ciclo della fioritura quindi la capacità della terra stessa di dare frutti e nutrimento a uomini e animali. Per questo una loro possibile scomparsa creerebbe gravissimi danni all’intero ecosistema. Dalla fine degli anni ’90, però, si sta registrando una forte diminuzione della popolazione delle api, dovuto principalmente all’uso di pesticidi. Per questo, l’Europa ha vietato la vendita dei tre più aggressivi.

Ma le indicazioni europee non sono sufficienti perché alcuni dei pesticidi largamente usati nelle colture agiscono involontariamente da “contraccettivo” per questi insetti uccidendo il 40% dello sperma dei maschi. Il dato emerge da uno studio guidato dall’Università svizzera di Berna che ha analizzato gli effetti di due insetticidi appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi, già ritenuti da altre ricerche fra i principali responsabili della moria di api.

I pesticidi presi in esame, spiegano i ricercatori sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, non uccidono direttamente i fuchi ma influiscono sulla loro capacità riproduttiva riducendone la fertilità. Quelli che si sono nutriti del polline trattato hanno prodotto in media il 39% di spermatozoi vivi in meno rispetto a chi si è nutrito di polline non contaminato. Nello specifico, i fuchi dei due gruppi dell’esperimento hanno prodotto circa la stessa quantità di sperma ma le analisi hanno rivelato che gli insetti che non avevano pesticidi nel polline avevano prodotto in media 1,98 milioni di spermatozoi vivi e quelli con i neonicotinoidi nel cibo circa 1,2 milioni.

C’è anche un altro dato preoccupante: i fuchi raggiungono normalmente la maturità sessuale intorno ai 14 giorni, ma i ricercatori hanno rilevato che il 32% di quelli esposti ai pesticidi era già morto per allora e quindi non è stato in grado di accoppiarsi. Questa percentuale nei fuchi non esposti era più bassa, solo del 17%. Greenpeace ha portato avanti per diverso tempo una campagna per la loro tutela, ma ognuno, nel proprio piccolo, potrebbe fare qualcosa iniziando a coltivare nel balcone di casa quelle piante necessarie alle api per svolgere il loro lavoro e dare così il proprio contributo per evitarne l’estinzione

Milena Castigli

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