Nella ricorrenza dell’8 marzo, giorno in cui si celebrano le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna, i volontari di alcune delle 21 unità di strada per la lotta alla prostituzione della Comunità Papa Giovanni XXIII, usciranno per incontrare le schiave del sesso per regalare loro le mimose, un gesto di affetto e di riconoscimento di dignità.
“La prostituzione è una forma di violenza di genere, abuso ed esercizio del potere dell’uomo nei confronti della donna – ha riferito Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni -. Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare. Queste donne appartengono per lo più a categorie vulnerabili: arrivano da paesi in guerra o in estrema povertà, da ambienti degradati, e sono spesso vittime di stupro e violenza“. Eppure, in questo scenario così triste e desolante, non mancano segni positivi.
Ramonda, infatti, ha ricordato l’approvazione, il 14 febbraio scorso, da parte del parlamento irlandese di una legge che proibisce la prostituzione scoraggiandone la domanda: “Come si può parlare di libera scelta della donna? Un consenso viziato all’origine come può essere considerato libero? La Comunità Papa Giovanni XXIII si congratula con il governo irlandese per la scelta di civiltà che va nella direzione della tutela dei diritti delle donne”. La nuova legislazione irlandese si ispira al così detto “modello nordico”. In altre parole, abroga il reato di adescamento che colpiva le prostitute e sanziona, al contrario, il comportamento dei clienti. L’isola dell’Atlantico entra così nel novero dei paesi abolizionisti, accanto alla Svezia, alla Norvegia, all’Islanda, all’Irlanda del Nord, alla Francia.
Negli scorsi mesi la Comunità di Don Benzi ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo”, sottoscritta da numerose persone e associazioni, che chiede al Parlamento l’adozione di una legge ispirata al modello nordico anche in Italia. La proposta combatte la tratta di esseri umani a scopo di prostituzione e lo sfruttamento, sanzionando il cliente. Nel mondo, il traffico di uomini è la terza industria illegale per fatturato. Ad oggi può essere considerata la forma moderna del vecchio commercio degli schiavi, con la differenza che le vittime sono soprattutto donne e bambini. E’ un fenomeno nascosto, di cui si parla poco, che sfugge a indagini sistematiche. Per tanto, è possibile solo fare delle stime. Secondo i dati, sarebbero 21 milioni le vittime di tratta nel mondo, di cui il 49% donne e il 33% minori. Il 53% di queste persone è trafficato al solo scopo di prostituzione.
In Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120000 le donne che si prostituiscono. Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est. 9 milioni sono i clienti, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese. Il cliente rappresenta la domanda di un mercato abietto, in cui le vittime sono soggetti deboli e vulnerabili. La Comunità Papa Giovanni XXIII, da oltre 30 anni lotta a fianco di queste ragazze. Nella relazione introduttiva alla proposta di legge, l’On. Bini ne riconosce il grande impegno, a partire dal fondatore, don Oreste Benzi, che si è sempre battuto per la liberazione delle schiave e per l’adozione di una legge ispirata al “modello nordico” che sancisce la punibilità del cliente.
Secondo la risoluzione del Parlamento Europeo “Sexual exploitation and prostitution and its impact on gender equality” del 26/2/2014, lo sfruttamento sessuale è il destino più comune (nel 68% dei casi) che attende le donne coinvolte nel traffico di esseri umani. La tendenza è in aumento e vede un numero sempre maggiore di minorenni coinvolte. Fra le vittime della tratta l’80% sono donne o bambine. Oltre venti milioni di persone in tutto il mondo sono coinvolte in questo traffico. La maggioranza delle prostitute in Europa sono donne immigrate (con percentuali fra il 60% e il 90%). “Gli studi confermano una relazione diretta fra la liberalizzazione del mercato della prostituzione e un incremento del traffico di esseri umani legato allo sfruttamento sessuale“, recita il documento.
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