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Donne, più femminilità e meno femminismo

Sembra passato tanto tempo da quel primo “Woman’s Day” che, negli Stati Uniti del 1909, portò alla rivendicazione del suffragio universale e quindi del diritto di voto alle donne. Un evento certamente importante ma complesso nelle sue conseguenze, che ha subito tanti processi e che ha causato non poche sofferenze e contraddizioni alle stesse donne.

Don Benzi diceva sempre che ogni “donna è una Madonna”, e ciò per la nobiltà intrinseca alla sua natura la cui misura è data dalla grande dignità e integrità. Essa testimonia la fonte della vita perché custode della maternità. Anche le nubili, come le consacrate, possiedono questo dono e, con il loro genio femminile, sono generative di una stupenda capacità di accogliere, di proteggere, di custodire, di farsi prossimo con dolcezza e amabilità. Ogni donna sa essere madre del suo prossimo in quanto capace di donare sicurezza e calore.

Eppure queste note, per molti, potranno sembrare retorica o quanto meno lontane dalla realtà odierna. Oggi si mobiliteranno in tante, in nome di una giornata simbolo che dovrebbe servire soprattutto a dare voce e libertà a quelle tantissime donne violentate e abbandonate da tutti. Penso alle bambine violate in tanti Paesi del mondo, rapite o vendute per soddisfare i bisogni perversi di uomini senza scrupoli.

Quante donne vengono lasciate sole nei momenti più difficili, a partire dal loro stato di gravidanza! Quante spose e madri sono umiliate da uomini aggressivi, malati di un maschilismo tuttora imperante!

Occorre dire,poi, che oggi le stesse donne raccolgono i frutti improbabili di un femminismo deviato, indotte ad omologarsi agli uomini, ad imitarli in tutto, tradendo la propria femminilità e generando in tal modo confusione anche nell’altro sesso. Capita, a volte, che la stessa distinzione maschio-femmina venga ridicolizzata proprio da alcuni comportamenti, per dir così, stravaganti delle stesse donne.

Allora occorre interrogarsi profondamente sul senso di una festa ad esse dedicata, quando la maggior parte di loro soffrono – senza distinzione di latitudine – miserie e ingiustizie di ogni tipo. Non posso non pensare a quel numero inquantificabile di donne clandestine, reclutate con la tratta della schiavitù e vendute sulle nostre strade a ogni ora del giorno e della notte. Quante giovani vite spezzate per sempre dalla malvagità dei tanti racket e da quelli che si definiscono con termine terribilmente neutro “clienti”!

Non ci sono ancora abbastanza donne pronte a ribellarsi con forza alla prevaricazione subita da queste schiave dello sfruttamento del sesso, del proprio corpo, come pure della piaga del lavoro nero. Forse molte donne oggi si sentiranno “femmine fortunate o realizzate” andandosi a divertire nei locali dello striptease, senza occuparsi e neanche immaginare di quante sorelle stanno soffrendo terribilmente e del tutto ingiustamente…

Vorrei vedere molte più donne combattere per i veri diritti di libertà insegnando agli uomini il valore della dignità umana. Magari tralasciando la tentazione, oggi imperante, di distorcere l’identità sessuale con la prospettiva di un baratro senza ritorno.

Le donne potrebbero fermare questa corrente diabolica ma non l’hanno ancora scelto.
Forse sono ancora troppo occupate a dimostrare ciò che valgono invece di mostrare ciò che sono.

don Aldo Buonaiuto

Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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