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MEDICI SENZA FRONTIERE ACCUSA L’OMS: “SU EBOLA TROPPI RITARDI”

A un anno di distanza dall’ufficializzazione della presenza del virus ebola nell’Africa Occidentale, l’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) non è in grado di prevedere la fine dell’epidemia. In un rapporto pubblicato oggi ha accusato l’Organizzazione mondiale della sanità di aver ignorato i tanti appelli e di essere intervenuta in ritardo per fronteggiare la crisi. In un anno sono oltre 10 mila i morti accertati e circa 25 mila i casi di contagio, soprattutto in Guinea, Liberia e Sierra Leone.

“Si sono persi mesi e vite” a causa del ritardato intervento da parte dell’Oms che “possiede il know-how per portare l’Ebola sotto controllo”. Il primo decesso per ebola confermato avvenne nel dicembre del 2013, dopo tre mesi, a marzo 2014, l’Oms ha denunciato l’epidemia, ma solo nell’agosto 2014 – quando per altro erano già morte più di mille persone – l’organizzazione mondiale della sanità denunciò l’epidemia chiedendo “una risposta internazionale coordinata”. “Ricordo di aver evidenziato che avevamo la possibilità di fermare l’epidemia in Liberia se fossero stati inviati subito aiuti – accusa Marie-Christine Ferir, coordinatrice per le emergenze di Msf – eravamo all’inizio dell’epidemia e c’era ancora tempo. La richiesta di aiuto venne ricevuta, ma non si intervenne”.

Il rapporto denuncia dei Medici senza frontiere spiega che l’Oms creò un centro per rispondere all’epidemia solo quando era già in corso la seconda ondata dell’epidemia, ma “già a marzo c’erano tutti gli elementi che indicavano una ripresa dell’epidemia in giugno, ma non vennero fatte analisi, né ci furono il riconoscimento e la volontà di assumersi la responsabilità di rispondere con forza!”. Nelle pagine del rapporto, gli appartenenti all’organizzazione di medici raccontano scene inverosimili, come persone morte di fronte ai cancelli dei loro centri di aiuto, un padre che ha trasportato la sua bambina malata nel portabagagli dell’auto per evitare il contagio agli altri figli.

Ma la cosa più scioccante che si può leggere nel testo è il fatto che la situazione così precaria sia cambiata solo dopo il contagio di alcune persone occidentali: prima un missionario spagnolo e poi un medico americano. “Quando l’Ebola è diventata una minaccia per la sicurezza internazionale e più di una crisi umanitaria che colpiva i paesi poveri dell’Africa occidentale, finalmente il mondo ha iniziato a svegliarsi”.

Daniela Severini

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