Lo spreco alimentare tra abbuffate e briciole

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Il prossimo giovedì 16 ottobre, la giornata mondiale dell’alimentazione si aprirà con il poco incoraggiante dato sullo spreco di oltre 2 miliardi di euro. La Fao aggiunge a questi sconcertanti numeri anche quelli generati dall’inquinamento dei movimenti per il controllo delle risorse e dal surplus della produzione. Risultati allarmanti perché significativi di un enorme squilibrio tra produzione, distribuzione e consumo nel disinteresse ormai evidente di indirizzare l’eccedenza nei paesi poverissimi. Chi guarda il proprio perimetro domestico e non contempla una visione globale del fenomeno dello spreco, riesce comunque a percepire solo inevitabile confusione. Da destra, salutisti di tutto il mondo che insistono sui prodotti locali “a km zero” e sulla necessità di ridurre lo sciupìo delle risorse ambientali, avendo come testimonial persino le star che lanciano la moda di coltivare un orto nelle loro umili dimore, da sinistra una forte economia consumistica che ci permette di assaporare il mondo senza doverlo viaggiare e che arricchisce il nostro Pil.

I prodotti  “Made in Italy” hanno lottato fino all’ultima etichetta con le tavole europee per difendere la genuinità oltre che la qualità eccellente di prodotti, alcuni dei quali divenuti quasi estinti perché veri gioielli artigianali del gusto.  Gli italiani ormai sanno che, in natura, nessun prodotto potrà dirsi davvero biologico se le falde acquifere sono ormai contaminate dall’ inquinamento. Così, tra le immagini di una modella anoressica osannata dalla nota stilista inglese, quella di una donna obesa eletta come ministro della salute, quella della mamma che nel premiato film arriva a de-nutrire il proprio figlio, ossessionata dagli alimenti biologici, e lo spettro eterno dei morti per fame nel Terzo mondo, il tutto al ritmo frenetico di spot che inducono al cibo come feticcio, credo che sia un sano suggerimento introdurre, come propone chi guida la Fao, l’educazione alimentare come materia scolastica per aiutarci a nutrirci senza eccessi e senza morire di fame, con cibo sano e gustoso.