Categories: Archivio storico

L’infanzia “segnata” nelle periferie più buie d’Italia

Una bimba di sei anni, lo scorso giugno è caduta dal balcone ed è morta. E’ accaduto a Napoli. La piccola si chiamava Fortuna, un nome che non ha impedito anzi ha sfidato il suo crudele destino. Ma la notizia più triste è che da quel giorno si indaga perché la bimba pare subisse abusi. La nonna della bambina ha definito quel palazzo maledetto. Lo stabile è sito a Caivano, la nuova Scampia di Napoli. Qualche tempo fa Michele Santoro aveva ospitato al suo programma televisivo Bruno Mazza, un ragazzo che sta lottando da anni per risollevare le sorti di questo quartiere popolare, abitato da fantasmi che consumano e si consumano lentamente, di eroina. Bruno ha perso suo fratello per overdose e si aggira nel parco cercando di tirare fuori dalla droga gli amici rimasti, ha girato diversi video chiedendo, anzi, supplicando le istituzioni che si ponesse fine al degrado, mostrando il palazzo che cade letteralmente a pezzi. La struttura è così pericolante che hanno dovuto sbarrare il passaggio degli ultimi piani di scale perché un altro bambino di tre anni è caduto circa un anno fa, morendo.

Il parco del Caivano è frequentato solo da tossicodipendenti  e spacciatori ed è stracolmo di siringhe; agli angoli delle strade lungo il parcheggio non ci sono le auto, ma rifiuti accalcati a regalare il panorama di una discarica a cielo aperto. Così molte mamme impediscono ai bambini di giocare e li tengono in casa. Ma non sempre riescono a evitare che escano anche solo per andare in cortile. Adesso è caccia al mostro che ha abusato di questa bambina ma sembra impossibile perché tutti tacciono. La verità è più pesante di quanto si pensi perché in un quartiere di periferia come tanti, non solo a Napoli, non esiste alcun senso civico, si respirano piuttosto, paura, sopraffazione, si è solidali nell’omertà, non si hanno occhi né orecchie. Quando e se, si troverà il mostro forse si renderà giustizia alla piccola Fortuna ma se questa zona non viene restituita alla sua dignità prima che al suo ordine strutturale, ci possiamo aspettare altri drammi. Intanto i nostri governatori si sono arresi prima di tutti alla possibilità di recuperare questi luoghi abbandonati a sé stessi e così chi abita in questo quartiere vede ogni giorno spegnersi uno ad uno tutti i suoi affetti e anche la speranza.

Sara Sbaffi

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