Libano, operatori italiani denunciano l’escalation di violenza

Un’escalation di violenza in Libano: a denunciare la situazione sono i volontari italiani di Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Dallo scorso venerdì – hanno detto gli operatori – assistiamo a violenti scontri a Tripoli tra l’esercito libanese e gruppi armati affiliati al Fronte Al-Nusra e all’Isis”.

Secondo quanto riportato dai volontari, i combattimenti si sono svolti in diverse zone della città, interi quartieri sono stati evacuati e le violenze si sono spostate anche nella zona nord del Paese: dopo tre giorni di scontri si contano 42 morti, fra i quali 23 miliziani, 11 soldati, 8 civili, oltre 150 feriti. Sono già 300 gli arrestati, sia libanesi che siriani: “continuano i raid dell’esercito nei campi profughi siriani nella zona a nord di Tripoli – hanno denunciato i volontari – alla ricerca dei miliziani fuggiti dalla città”.

I volontari vivono dal 2013 nei campi profughi presenti nel nord del Libano, per facilitare la convivenza tra profughi siriani e popolazione locale libanese, creare occasioni di dialogo ed abbassare con la propria presenza il rischio di attacchi e violenze: tutto questo in collaborazione con l’Unhcr – Alto Commissariato ONU per i Rifugiati. “Da settimane l’esercito libanese è vittima di attacchi mirati in cui hanno perso la vita diversi soldati”. In risposta, secondo la delegazione italiana “l’esercito ha compiuto numerosi raid ed arresti nei campi di profughi siriani”.

Duranti tali raid, secondo le testimonianze raccolte dai volontari, ci sarebbero stati atti di violenza da parte dell’esercito: “Molti arresti sono apparentemente avvenuti senza specifiche accuse. In diverse occasioni, anche civili libanesi armati hanno minacciato dei campi e dato fuoco alle tende. I casi di sgomberi forzati di campi si sono moltiplicati. Libanesi e siriani hanno paura di una nuova guerra”.