L’ENCICLICA DEL PAPA SCOMODO

Papa Francesco non risparmia bordate pesantissime ai potenti del mondo, alle lobby, ai governanti. Nella sua prima vera enciclica non evita critiche nemmeno ai cristiani, tiepidi e distratti su quanto stiamo maltrattando la “nostra madre terra”, citando il poverello d’Assisi.

E’ per questa caratteristica di forte polemica sull’organizzazione attuale della società e sulle ipocrisie dominanti che l’anticipazione del testo della nuova Enciclica “Laudato sì”, fornita da qualcuno interno al Vaticano, ha provocato una sorta di spy story. Pubblicata dal settimanale l’Espresso, ha immediatamente provocato la sospensione dell’accredito del giornalista Sandro Magister alla sala stampa vaticana. A uno sguardo superficiale potrebbe sembrare il “solito” scoop giornalistico, fatto magari senza scrupoli per attirare l’attenzione mondiale su una notizia in esclusiva, ma l’obiettivo potrebbe essere più sofisticato; e cioè depotenziare il messaggio di Bergoglio, fornendo anticipazione storpiate, innescando polemiche che inevitabilmente prenderanno parte dello spazio sui media mondiali attenuando la forza dei messaggi espressi.

Insomma, un nuovo Vatileaks – che sarebbe stato provocato da ambienti conservatori – utile a soffocare le parole del Santo Padre, a mitigare la forza dirompente delle accuse ai governi dominanti e a offuscare l’autorità del Capo della Chiesa.

Perché anche se ciò che abbiamo letto è solo la versione in bozza non ufficiale, infatti, le considerazioni espresse sono destinate a incidere sulle sorti del pianeta.

A partire dal desiderio di onnipotenza dell’uomo che, con l’utilizzo della scienza, sta distruggendo la diversità biologica naturale cercando di crearne un’altra artificiale. L’ambiente umano e quello naturale si degradano insieme.

“Fratello” e “sorella”, per richiamarsi a san Francesco, non sono una convinzione che va disprezzata come romanticismo irrazionale, ma l’approccio corretto al creato. Se tutti ci sentissimo parte di un’unica famiglia, non distruggeremmo né il mondo né l’uomo che vi abita.

Sotto accusa la cultura del profitto e quella dello scarto. La prima intrisa di ipocrisia nel momento in cui ci si batte il petto per i dolori del terzo mondo senza avere nessuna intenzione di muovere un dito per cambiare le cose: anzi, l’ambiente – è il monito del Papa – viene sfruttato fino allo stremo, senza alcun pensiero per i cambiamenti che ciò comporta, con la distruzione di interi ecosistemi e i conseguenti drammi di chi in quelle zone del mondo vive. La seconda, conseguente, che mette ai margini chi non ha potere economico, usato e gettato quando quel popolo o il suo territorio non servono più a produrre guadagni. Ciò provoca la proliferazione di migranti invisibili, quelli che fuggono dalla miseria aggravata dal degrado ambientale; disperati che non sono riconosciuti dalle convenzioni internazionali.

Un richiamo forte poi viene fatto al rischio di privatizzazione delle risorse idriche. Con un grido d’allarme: la gestione dell’acqua sarà una delle principali fonti di conflitti di questo secolo.

A proposito di risorse, nell’enciclica si punterebbe il dito contro l’ipocrisia sulle nascite, ossia quella corrente di pensiero che invece di risolvere il problema della povertà – redistribuendo le risorse in modo equo – vuole limitare la natalità.

Sfruttamento delle risorse esistenti, dunque, nessun rispetto per l’uomo, politica delle nascite piegata agli interessi dei Paesi forti. Accuse che non sono piaciute a diversi ambienti soprattutto americani, che vedrebbero in certe parole un’ingerenza sulla politica internazionale e sui rapporti economici tra Stati.

Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune – sarebbe il messaggio nell’enciclica – come negli ultimi due secoli. Con una politica sottomessa alla finanza, con una forte miopia sul dramma della corruzione, con un business sfrenato e intollerabile che si nasconde dietro il pretesto di curare la natura.
Il rischio per l’umanità è quello di non voler vedere: ci si ferma a un’ecologia superficiale, una spensierata irresponsabilità. Questo comportamento evasivo serve per mantenere i nostri stili di vita… finché ce ne sarà una. Bacchettata dunque anche ai credenti: che con la negazione del problema, l’indifferenza, la rassegnazione comoda e la fiducia cieca nelle soluzioni tecniche sono testimoni muti di questo scempio.

La Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva… ma dalle righe trapelate è certa una cosa: l’attuale sistema mondiale è insostenibile. E i potenti – dalla politica alla finanza – non possono sottrarsi alle proprie responsabilità. Uno schiaffo al delirio di onnipotenza con il quale il binomio soldi/potere ha costruito il proprio modello di mondo, che sta rischiando di distruggere quello – meraviglioso – creato da Dio.